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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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14. L’atteggiamento processuale di Romolo

Romolo tenne nei confronti della polizia un atteggiamento

difforme da quello imposto dalle direttive impartite dal partito

comunista ai propri militanti nel caso in cui fossero stati

arrestati, che consisteva nel mostrarsi risoluti e nel negare

tutto e sempre 66 . Come si è detto, ad eccezione dei nomi dei

propri compagni di partito, fornì alla polizia tutte le notizie

di cui era a conoscenza. Le sue confessioni permisero agli inquirenti

di accertare rapidamente la sua estraneità

all’attentato del 12 aprile 1928, perché furono confermati sia

i suoi alibi, con riscontri testimoniali, sia la veridicità delle

sue affermazioni relative al foglietto di carta riprucente due

schizzi planimetrici travato in suo possesso, con un accertamento

peritale. Su quest’ultimo punto, la perizia dell’ing.

Oronzio De Nora, datata 20 maggio 1928, escluse in modo

inequivocabile che i due schizzi potessero avere una qualche

relazione con l’attentato:

Il sottoscritto conclude dichiarando che non ravvisa in alcuno dei

due schizzi mostratigli né una parte del piazzale Giulio Cesare di

Milano, né alcuna parte dell’itinerario che il Corteo Reale doveva

seguire a Lecco 67 .

Né poteva essere altrimenti, perché i due schizzi tracciati sulla

parte anteriore e posteriore del foglietto riguardavano rispettivamente

la piazza della stazione Principe di Genova e la

piazza di Como, dove Romolo avrebbe dovuto incontrarsi

con Luigi Longo. Fu accertato, altresì – tramite perizia affidata

all’ingegnere chimico Mario Biazzi e depositata in data

15 maggio 1928 – che la sostanza contenuta nella bustina sequestrata

a Romolo non era veleno, come da lui dichiarato,

bensì ferrocianuro di potassio, che viene usato per certe miscele

pirotecniche e non è un veleno pericoloso. Nonostante

ciò, però, Romolo non fu scagionato immediatamente

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