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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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macerie ed avendo fatto loro da padre in quei primi giorni, essi

mostravano particolare affetto per me, ed io potevo di più sul loro

animo. Moltissimi con l'aiuto di Dio li ho redenti avviandoli a vita

onorata.

Parecchi sono muniti di diploma di insegnamento, altri avvocati,

dottori in lettere, operai onesti e buoni cittadini, purtroppo qualcuno

non riuscì quantunque ritengo che in età più matura, i buoni

principi seminati nei loro animi rinasceranno.

Il Tranquilli Romolo lo presi con me a Tortona e poiché l'anno

scolastico era già incominciato ed egli veniva da una scuola privata,

né potevo iscriverlo al R. Ginnasio (egli proveniva da una scuola

ginnasiale privata benché abbia anche questo dubbio che fosse

ancora alunno di terza). Trovai in lui un giovane intelligente ma

non sempre di ferma volontà. Pensai che bisognava incoraggiarlo

molto e dargli l'impressione che studiando poteva guadagnare

qualche anno di studio, e così occuparlo per rialzarlo nel suo morale.

Gli feci dare lezioni private intense; egli non perdette l'anno e

nel 1920 diede la licenza ginnasiale. Mi fece in quel periodo di

tempo qualche birichinata. Dirò la più grave, nel primo maggio,

egli ed un altro orfano, mi fuggirono dall’istituto e presero parte

alla dimostrazione socialista di Tortona e mi fu riferito che il

Tranquilli si sarebbe alzato in un salone dei socialisti a parlare

contro di me come se l’educazione a cui erano cresciuti li soffocasse

nelle loro libere manifestazioni. Mi fu pure detto che fu zittito

dal pubblico o perché tutta Tortona sa come tengo i ragazzi o perché

pareva a qualche elemento più temperato dell'adunanza che

fosse atto d'ingratitudine. A me quell’atto ha fatto del bene nel

senso cristiano ed ho cercato neanche di fare sapere a quei due

poveri figliuoli che conoscevo la loro mancanza subito al loro rientro.

Poi, a mente calma ho fatto il mio dovere richiamandoli sulla

buona strada.

Il Tranquilli si mise, poi, bene; io per premiarlo gli feci passare un

po' di vacanze autunnali a Venezia a scopo soprattutto d’istruzione

come prima lo avevo mandato a Villa Mossa presso Bra perché

fosse aiutato in alcune materie di insegnamento nelle quali era debole.

Nell’ottobre 1920 lo mandai a S. Remo perché frequentasse

quel regio Liceo. Egli abitava nel convitto San Romolo. Fu a S.

Remo che dopo qualche tempo si diede sfrenatamente allo sport

marinando la scuola; e nel gennaio del 1921 fu fortemente richia-

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