Il fratello di Silone
Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.
Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.
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insisté perché la questura di Milano si disinteressasse di certe cose.
Dopo l'attentato un grande giornale milanese ebbe sentore del
preavviso che la polizia aveva ricevuto e si apprestava a darne
pubblicità, ma fu diffidato a non farlo.
2. – Mussolini, che dai primi di Aprile si trovava a Milano, il giorno
10, contrariamente al programma stabilito, ripartì per Roma.
Usando una precauzione che egli non ebbe nemmeno durante la
marcia su Roma, il Duce evitò di recarsi alla stazione di Milano ed
andò ad aspettare il treno alla stazione di Piacenza (Emilia). Il
mattino del giorno 11 Mussolini ebbe a palazzo Viminale un lungo
colloquio con l'on. Bianchi e l'on. Giunta. Nell'entourage
dell’onorevole Bianchi, sottosegretario agli Interni, ed in altri ambienti
fascisti di Roma, dopo quel colloquio si parlava di un imminente
attentato.
Quando tutto ciò è stato risaputo alla Corte, ha provocato un vivo
risentimento, per il fatto che nessun cenno di tale pericolo fu fatto
al re, né ad alcuno del suo seguito.
La banda Serracchioli-Savorelli.
3. – Nel periodo immediatamente precedente all'attentato, il capo
del servizio di provocazione in Francia, il signor Serracchioli, con
alcuni suoi agenti, sarebbero stati visti a Milano.
Come è noto, questo signore da vario tempo cercava di ingaggiare
elementi antifascisti dell'emigrazione italiana per spedirli in Italia
a compiere degli attentati. Per l’attentato del 12 Aprile sembra che
egli fosse incaricato di fabbricare le prove che avrebbero permesso
al governo italiano di indicare i responsabili dell'attentato tra i
comunisti emigrati. Tutto era già predisposto a questo effetto. Tra
gli altri, un antifascista del Canton Ticino (Svizzera) era stato persuaso
da un agente di Serracchioli ad incaricarsi a trasportare in
Italia una cassetta di esplosivi. Messa in allarme la polizia svizzera
e colto da dubbio lo stesso antifascista, la cassetta di esplosivi non
oltrepassò la frontiera ma sembra che essa fosse destinata alla Fiera
di Milano.
4. – Di fronte alle difficoltà di trovare gli esecutori materiali dello
attentato tra gli antifascisti, è possibile che essi all'ultimo momento
siano stati scelti fra i fascisti dissidenti. I volontari non potevano
mancare. Da vario tempo una crisi profonda travagliava una
parte della Milizia Fascista che ha sede a Milano e particolarmente
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