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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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Come si è visto, Romolo parlò delle circostanze del suo arresto

nell’interrogatorio fattogli il 13 aprile 1928 nella questura di

Como e nel memoriale da lui redatto per la questura di Genova.

Ne perlò però in modo conciso. Maggiori particolari sulle

stesse riferirono il proprietario dell’albergo Bellavista di

Brunate; il maresciallo dei carabinieri che dispose il suo fermo;

uno dei due carabinieri che lo fermarono e a cui si sottrasse

con la fuga; il milite della MVSN che lo catturò.

Il proprietario dell’albergo Bellavista, Andrea Lucini, rese

due testimonianze: la prima al commissario di polizia Federico

Maglio, il 14 aprile 1928; la seconda al giudice istruttore

del TSDS Renato Marconi, il 17 aprile successivo. La sua

prima testimonianza è contenuta nel seguente verbale di interrogatorio:

L’anno millenovecentoventotto (VI°) addì 14 aprile in Brunate

Innanzi di noi sottoscritto funzionario Maglio dott. Federico V.

Comm. Aggiunto di P.S. si è fatto presentare Lucini Andrea fu Gordiano

e fu Bianchi Giovannina nato a Blevio 21 settembre 1870 e

domiciliato a Brunate, proprietario dell’albergo Bellavista in Brunate,

il quale opportunamente interrogato dichiara quanto appresso.

Il giorno 13 corrente, verso le ore 17 e 45 si presentò al mio albergo,

chiedendo alloggio, un giovanotto, al quale assegnai una stanza,

inscrivendolo nel registro e rilevando le generalità dalla carta

di identità presentata, in cui dicevasi chiamare Zuppi Iginio. Il

Zuppi disse che sarebbe ritornato verso le ore 18,30, desiderando

fare una passeggiata per Brunate. Dal contegno molto equivoco

del Zuppi, che aveva un modo strano nell’esprimersi, e molto titubante,

e dal fatto che era molto pallido, mi sorse il sospetto che poteva

trattarsi di persona che aveva interesse a nascondersi. Quando

il Zuppi uscì per andare a passeggio, telefonai al Comando dei

RR. Carabinieri di Como Borghi, a cui feci noto quanto sopra, al

che il Maresciallo rispose che avrebbe mandato dei Carabinieri. Il

Zuppi alle 18.45 fece ritorno al mio albergo, prendendo possesso

della stanza e consumando il pasto, durante il quale ebbe solo una

frase stigmatizzante il fatto che io esponevo la bandiera per il lut-

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