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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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un uomo dai capelli molto grigi, piuttosto grosso. Mi vidi graffiata

la fronte e un po’ il naso. Uscii e vidi lo stesso in quel punto una

piazzetta e credo un caffè. Entrando si vede subito il banco di servizio

e s’incontra qualche tavolino. Vi era una ragazza, poteva avere

un 15 anni. Non avevano latte né pane, presi ancora un vermout.

Stando dritto vicino a un tavolino vidi attraverso la parete

di destra, era bucata da un arco alto fin quasi alla volta, una sala

ampia al di là e mi pare ingombra (devo dire anche che non ricordo

con precisione perfetta dell’arco e della sala se ingombra o no,

ma ho questa impressione).

Uscito da questa specie di caffè, vidi sulla strada un tram di una

sola vettura che mi pare aspettasse non so perché. Uno del personale,

un uomo ben impersonato era giù dalla vettura, con lui e poco

distante era un’altra persona, io gli chiesi allora a che ora passassero

i tram per Lecco. Lui mi chiese se volevo andare ad Erba o

a Lecco, un po’ incerto io gli dissi a Lecco. Mi disse che ogni

mezz’ora mi pare ne passavano, anzi che quando quella vettura sarebbe

arrivata in piazza allora sarebbe partito il tram per Lecco.

Quest’uomo mi notò e mi accennò al vicino. Rifeci la strada ora in

salita indeciso, stanco, senza volontà. Mi fermai su nella strada in

salita dove era scritto fermata. Passò un tram di una sola vettura,

ebbi l’impressione che fosse quello che era passato prima, invece

lessi poi quando mi passò davanti che andava a Lecco. Aspettai

ancora. Avevo la decisione di recarmi a Lecco. Mi pulii con uno dei

fazzoletti le scarpe. Passò l’altro tram, non si fermò lo presi di corsa.

Fui notato da un giovane credo di Brunate. Scesi prima di Erba.

Non sapevo più cosa fare. Vidi nella parte opposta una strada,

andai verso di essa. Fui visto da militi a distanza di più di 200 m.

Fuggii, mi spararono colpi di rivoltella. Quel primo inseguimento

cessò presto perché misi fra me e i militi dislivelli di terreno. Vagai

poi per i colli, chiedetti acqua a contadini perché ero stanco sfinito

affamato, non l’avevano, appena potei procurarmi del pane e del

vino mi adagiai sull’erba dietro una piccola capanna, dimenticando

nel refrigerio momentaneo, la mia situazione di inseguito e in

certo modo colpevole. Colpevole non di attentati, né può pesare su

di me il sospetto di essere a conoscenza di alcunché di criminoso,

mi pare anche a me che vi siano strane circostanze che possono

indicarmi come colpevole di chi sa quali cose gravi.

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