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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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8. Il memoriale di Romolo

Il memoriale autografo di Romolo è privo di data, ma fu redatto

sicuramente nel periodo compreso tra il 18 e il 23 aprile

1928, allorché si trovava ristretto nel carcere di Genova, a

disposizione della questura locale, nota per i metodi brutali

usati nei confronti dei detenuti al fine di indurli a fare rivelazioni

sui fatti su cui indagava. È da presumere che Romolo

non l’abbia scritto di sua spontanea volontà, ma a richiesta

della polizia. Esso costituisce una sorta di autobiografia di

Romolo, tesa a spiegare le ragioni della sua adesione al partito

comunista e a sminuire la portata dell’azione politica da

lui svolta. Con molta ingenuità – pensando forse a una benevola

comprensione del suo operato da parte della polizia –

Romolo rivelò tutto ciò che aveva fatto e tutto ciò di cui era

venuto a conoscenza nel breve periodo della sua militanza

nel partito comunista, tranne i nomi dei compagni con cui

aveva avuto dei contatti. Il testo del memoriale è il seguente:

Nel gennaio 1915 rimasi orfano anche della mamma che morì sotto

le macerie.

Io fui ferito nella testa e grazie dopo mesi fui ricoverato nell'istituto

del S. Cuore dove i sacerdoti salesiani ritennero che potessi riuscire

negli studi e frequentai nel detto istituto la seconda ginnasiale

e parte della terza.

Dopo fui accolto dal sacerdote Don Luigi Orione nel suo Convitto

di Tortona.

A Tortona presi la licenza ginnasiale. Don Orione mi mandò dopo

a S. Remo. Ma non mantenni una buona condotta, ero svogliato

sicché, con grande dolore del sacerdote Don Orione, fui affidato ad

un istituto di borghesi a Velletri. A Velletri frequentai le 3 classi

del liceo.

Ma non riuscii a licenziarmi.

Studiai poco nell'ultimo anno di liceo.

Era l'anno 1924 ed io dovevo adempire il mio dovere di soldato.

Partii nel mese di agosto.

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