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Il fratello di Silone

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.

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Per questo fu condannato a 12 anni di reclusione. Benché di costituzione

fortissima, la rottura di tre costole subita durante le torture

dell’istruttoria e le conseguenti lesioni polmonari, facevano presentire

da parecchio tempo che egli non avrebbe sopportato i 12

anni di reclusione. I maltrattamenti, il sequestro sistematico di

tutti i soccorsi che i parenti gli spedivano, l’isolamento, la privazione

dei libri e dei giornali, i frequenti spostamenti da un reclusorio

all'altro negl'infernali vagoni-cellulari, hanno abbreviato la sua

fine.

Non è il primo detenuto politico che lascia la vita nei reclusori fascisti,

e, purtroppo, non sarà l'ultimo, – ma è uno dei più giovani.

La notizia della sua fine, dobbiamo dire del suo assassinio, poiché

egli è morto in seguito ad una malattia procuratagli dalle torture

aggravate dal regime carcerario, la notizia, diciamo, della morte di

questo giovane nostro compagno ci è giunta contemporaneamente

ai giornali che recavano il decreto dell’«amnistia fascista». Ecco, ci

siam detto, la sorte riservata ai mille e mille detenuti politici che

l’amnistia non libera! Ecco una nuova vittima del fascismo e delle

sue carceri abominevoli da vendicare e ci comanda di continuare e

di intensificare la lotta per la liberazione, finché sono vivi, dei carcerati

rivoluzionari.

La fine di Romolo Tranquilli denuncia nuovamente la tragica situazione

dei carcerati politici italiani. E’ un nuovo allarme. Ci dice

la sanguinosa ironia dell'amnistia che trattiene nelle carceri fasciste

i maggiori condannati, quelli che le torture, la denutrizione, i

maltrattamenti, le privazioni di ogni genere hanno già ridotto in

condizioni di salute gravissime e sotto la minaccia di finire come è

finito Romolo Tranquilli.

All'«amnistia fascista», il proletariato italiano e internazionale risponda

intensificando la lotta contro il fascismo e per imporre

l'amnistia generale e senza condizione a tutti i carcerati antifascisti!

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La tragica vicenda di Romolo costituì per Silone un cruccio

che lo tormentò per il resto dei suoi giorni, perché si ritenne

moralmente responsabile di averlo coinvolto nell’esperienza

della militanza comunista, che scatenò contro di lui la feroce

repressione fascista che ne causò la morte. E a rendere più

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