Il fratello di Silone
Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto. I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.
Si sa che Silone, durante la sua vita, avrebbe voluto scrivere un libro sulla tragica vicenda del fratello Romolo e che non poté però realizzare il suo desiderio, forse perché non era riuscito a trovare i documenti necessari per la redazione del suo racconto.
I documenti sulla tragica vicenda di Romolo sono ora custoditi presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma ed è su di essi che si basa la ricostruzione dei fatti che portarono alla sua morte, dovuta alla dura repressione del regime fascista.
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Poi mi sedetti nel caffè più importante di quella piazza. E mi trattenni
molto. In un giornale locale trovai spiegazione dell'arrivo
continuo di automobili con stranieri.
Seppi che erano tedeschi e il giornale diceva come gli alberghi di
Como non avessero potuto ricevere tutti quei stranieri e che
l’Agenzia avevo dovuto ricorrere anche agli alberghi di paesi vicini.
Nominava anche Brunate il giornale.
Io intanto avevo notato la funicolare che conduce su a Brunate.
Non avevo l'idea di ciò che fosse una funicolare e un po' per questo,
un po' perché ero sicuro che non avrei trovato alloggio a Como
e quindi anche di fare un po’ la figura del turista salii a Brunate.
Arrivai verso le ore 19.
Feci una brutta impressione al personale dell'albergo Bellavista.
Me ne accorsi. Dovevo essere in uno di quei momenti di scoramento
che tanto spesso attraverso. Quelli devono però aver notato
come durante il pasto e dopo il mio umore cambiasse e mi divertissi
ai cori di una vecchia tedesca arrivata quel giorno che voleva
mangiare e non poteva perché obbligata ad aspettare i compagni.
Ero spensierato e mi ripromettevo di dormire sino alle ore otto del
giorno dopo quando fui chiamato in una stanza attigua.
Vi erano i carabinieri.
Fui richiesto dei documenti, m'invitarono dopo a scendere a Como.
Mentre i carabinieri si trattennero nella stanza dove fui interrogato,
ritornai nella sala da pranzo a prendere il mio gabardin e il berretto.
M’accorsi che potevo fuggire e fuggii. Avevo con me dei fogli
che mi avrebbero rivelato comunista e il pensiero del carcere mi
fece paura.
La notte mi aggirai per le colline, cercando però sempre di allontanarmi
da Brunate. Era mia intenzione di lasciare Como e a piedi
attraverso la campagna durante la notte camminare verso Milano.
Da lontano vedevo una grande distesa di luci credevo fosse Milano.
Di giorno mi sarei appiattato in qualche nascondiglio, pensavo di
cambiare abiti, ma mi sembrava che tutta Como fosse alla mia ricerca
perché mi sospettava autore dell'attentato, altre volte che
tutt'al più sarebbe stato noto al Maresciallo dei Carabinieri che mi
avrebbe sospettato colpevole di cose meno gravi. Non sentivo più
le grida dei miei inseguitori né l’abbaiare dei cani e tornai un poco
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