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credenza. Carol<strong>in</strong>a fece retromarcia e tornò <strong>in</strong>dietro ,restò per un po’ davanti al cancello che pareva chiuso ma appena lo toccò bastò<br />

una leggera pressione per farlo spalancare scricchiolando lamentosamente. Carol<strong>in</strong>a varcò la soglia senza pensarci e percorse <strong>il</strong> viale ,<br />

non voleva certo entrare nel grande edificio , sapeva bene che non ci si deve avventurare <strong>in</strong> posti del genere, nemmeno se la curiosità ti<br />

implora di fare <strong>il</strong> contrario, è davvero troppo pericoloso . Si bloccò davanti alla lunga f<strong>il</strong>a di f<strong>in</strong>estre con i vetri f<strong>il</strong>ati quasi fossero stati<br />

percorsi da m<strong>il</strong>le ragnatele <strong>in</strong> tutte le direzioni, poi rimase immob<strong>il</strong>e per un tempo <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito davanti al portone, quell’unico portone<br />

che era stata la sola via di fuga per chi aveva cercato di uscire di lì <strong>in</strong> quel terrib<strong>il</strong>e giorno . Per un attimo le parve di sentire voci e grida<br />

venire fuori a tratti dagli squarci delle assi di legno, voci portate dagli spifferi di vento ancora imprigionate. Spostando lo sguardo d’un<br />

tratto <strong>in</strong>contrò l’albero, un albero alto e fiero , con i rami allungati verso l’edificio, protesi f<strong>in</strong>o ad entrarci dentro , ma sì era senz’altro<br />

lui ,quello del quale parlava la nonna e che aveva salvato lei e molte sue colleghe dal rogo della fabbrica. Uno dei macch<strong>in</strong>ari non<br />

revisionato si era <strong>in</strong>ceppato e <strong>in</strong> qualche modo era partita la sc<strong>in</strong>t<strong>il</strong>la che aveva fatto divampare l’<strong>in</strong>cendio,<strong>in</strong> tanti ,sopratutto tante<br />

donne ,erano morti <strong>in</strong> quel rogo. La sua nonna era riuscita a scappare, anche se ferita gravemente ad una gamba , si era salvata<br />

scendendo giù attraverso i rami di quell’albero che ancora ne mostrava i segni . L’albero, proprio come la nonna,aveva sacrificato<br />

parte di sé ma era ancora vivo e adesso era divenuto tutt’uno con <strong>il</strong> grande edificio di mattoni, parevano sostenersi a vicenda <strong>in</strong> una<br />

specie di abbraccio consolatorio. La storia che raccontava la nonna era la storia di questo terrib<strong>il</strong>e evento ma pur essendo una storia<br />

tristissima lei gliel’ aveva sempre raccontata come una favola dalla quale trarre un <strong>in</strong>segnamento. Carol<strong>in</strong>a tornò sui suoi passi,diede<br />

un’ultima occhiata all’edificio di mattoni rossi e al vecchio albero pensando che loro avevano compreso davvero la lezione, ognuno<br />

nella vita deve fare la sua parte ma si ha sempre bisogno gli uni degli altri. Ora sapeva quale albero avrebbe piantato nel suo giard<strong>in</strong>o<br />

e sapeva anche che quella sera si sarebbe accoccolata ai piedi della nonna e le avrebbe chiesto ancora una volta di raccontarle quella<br />

favola che purtroppo non f<strong>in</strong>iva con un rassicurante : “..e vissero tutti felici e contenti ” ma f<strong>in</strong>iva esattamente così come era <strong>in</strong>iziata:<br />

“ Lavorare è una benedizione per un uomo una donna e <strong>in</strong> ogni nazione, ma per poter lavorare <strong>il</strong> cuore tran<strong>qui</strong>llo devi avere, lavorare<br />

non è un avventura , non si lavora con la paura..”<br />

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