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«Sì, probab<strong>il</strong>mente sarà solo un acquazzone, vedrai che domani ci sarà <strong>il</strong> sole e potremo riprendere <strong>il</strong> nostro lavoro.»<br />

«E… credi che potrò uscire con la mia zattera nello stagno?»<br />

«No, Diana. La tua zattera non è ancora pronta. Stasera non hai potuto f<strong>in</strong>irla per <strong>il</strong> temporale, potrai f<strong>in</strong>irla domani e <strong>il</strong> giorno dopo<br />

sarà pronta e potrai usarla.» «<br />

Ma mi avevi detto che domani sarebbe stata pronta!»<br />

«Ti avevo detto che se avessi aggiunto un’ultima foglia sarebbe stata pronta, ma così è ancora troppo leggera. Non è abbastanza sicura.»<br />

«Ma Pall<strong>in</strong>a! È tutto l’<strong>in</strong>verno che aspetto… uff!»<br />

«Diana, non fare i capricci, è importante che la tua zattera sia resistente, non ti ricordi i racconti delle nonne? Meglio metterci una foglia<br />

<strong>in</strong> più. Fidati.»<br />

«Uff…»<br />

Così, per tutta la notte, la nostra Diana non fa che rigirarsi di qua e di là cont<strong>in</strong>uando a pensare e ripensare f<strong>in</strong>ché, all’alba, decide di<br />

uscire dalla capanna mentre le altre stanno ancora dormendo e si avvia saltellando verso la riva dello stagno. L’aria della primavera è<br />

tiepida e non sembra, guardandosi <strong>in</strong>torno, che ci sia stata una violenta bufera solo poche ore prima.<br />

“Certo però” si dice tra sé e sé “ma cosa potrà cambiare una foglia <strong>in</strong> più o <strong>in</strong> meno? E poi, io sono così leggera, sicuramente la zattera<br />

mi sosterrà anche così… quasi quasi potrei fare solo un giretto prima che le altre si svegl<strong>in</strong>o.” Presto fatto, tra un pensiero e un saltello,<br />

Diana si ritrova proprio di fronte alla rimessa delle zattere. Senza difficoltà apre la portic<strong>in</strong>a fatta di arbusti <strong>in</strong>trecciati e lì, <strong>in</strong> mezzo alle<br />

altre, riconosce la sua zattera. La prende e, cercando di non fare rumore, la porta verso la riva dello stagno.<br />

All’<strong>in</strong>izio fatica un po’ a condurla aiutandosi con i piccoli remi poi, una volta preso <strong>il</strong> via, com<strong>in</strong>cia a prenderci gusto e si allontana. Lo<br />

stagno, all’alba, è veramente di un colore cristall<strong>in</strong>o. Le montagne lontane si riflettono sulla superficie colorandola di azzurro e sul pelo<br />

dell’acqua libellule dalle ali arcobaleno lasciano piccoli cerchietti tremolanti. Diana si guarda <strong>in</strong>torno a bocca spalancata. Non aveva<br />

mai visto farfalle dalle ali così variop<strong>in</strong>te e n<strong>in</strong>fee così grandi.<br />

“Che bello!” si dice. Una libellula le passa così vic<strong>in</strong>a che quasi la fa scivolare dalla zattera. Nel girarsi per guardarla volare via, Diana<br />

si rende conto di essersi allontanata troppo dalla riva. Le tornano <strong>in</strong> mente i racconti delle nonne sui mul<strong>in</strong>elli dello stagno e com<strong>in</strong>cia<br />

a pensare di non avere avuto una buona idea a prendere la zattera e allontanarsi così tanto.<br />

“Avrei dovuto ascoltare Pall<strong>in</strong>a” si dice. Un’altra libellula la sfiora, Diana si appiattisce sulla zattera appena <strong>in</strong> tempo, un attimo ancora<br />

e sarebbe caduta. La zattera trema. “E se <strong>il</strong> mul<strong>in</strong>ello fosse proprio sotto di me?” pensa. “Meglio tornare <strong>in</strong>dietro”.<br />

Com<strong>in</strong>cia a manovrare con i remi per ritornare verso la riva, ma sente una resistenza.<br />

Non riesce ad avanzare poi addirittura <strong>in</strong>dietreggia. «Oh no!” esclama mentre la zattera gira su stessa.<br />

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