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spedizioni alla ricerca di canne e altri arbusti prima di iniziare a costruire i piccoli rifugi per l’inverno. Poi un giorno, Pallina, la rana esploratrice della comunità, durante un viaggio sulla sua zattera vede, in lontananza, una distesa di canne di bambù e papiri grande come non ne ha mai viste. “Che bello” si dice “da ora in poi non ci sarà bisogno di fare lunghi viaggi alla ricerca di arbusti e fronde, potremmo venire direttamente qui ogni volta che ci serviranno e risparmieremo tanto tempo!” «Mah…» A questo punto del racconto la nonna si ferma sempre e si avvicinava alle ranocchiette che la fissano incuriosite. «Ma c’è un grande pericolo!» prosegue qualcuna, spesso Diana. Infatti, dall’altra parte del lago, proprio sul tragitto che le rane devono percorrere una volta prese le canne per ritornare nella loro comunità, ci sono dei mulinelli. Degli enormi vortici che risucchiano sott’acqua tutto ciò che si avvicina e che, per complicare la situazione, non si trovano sempre nello stesso punto, ma si spostano leggermente ogni volta. «E quindi avete inventato le zattere?» chiede Diana. « Sì» risponde la nonna e prosegue il suo racconto. Per schivare il pericolo, le rane hanno inventato un sistema. Innanzitutto costruiscono delle zattere fatte di foglie di ninfee intrecciate tra loro con le quali trasporteranno i bambù. Poi, con una cordicella, legano le zattere tra di loro creando una carovana di almeno cinque o sei zattere. Infine, costruiscono una piccola zattera molto leggera e la legano davanti a tutte le altre. Le zattere robuste e cariche di canne di bambù procedono unite dalla corda e molto vicine, invece, la piccola zattera vuota va avanti più distanziata dalle altre. «E perché?» chiede a questo punto qualche ranocchia. «Perché così se la zattera leggera si avvicina a qualche mulinello» risponde nonna Silvana «nessuna di noi è in pericolo perché la zattera è vuota, ma tutte, tirando insieme, possono riportarla indietro.» «E così via fino a che non si torna tutte a casa sane e salve, vero?» chiede Diana. «Bravissima cara, è proprio così. Si procede sempre mandando avanti la zatterina leggera e con cautela e si provano diverse strade fino a trovare quella sicura, dove non ci sono mulinelli.» «Non vedo l’ora che arrivi la primavera per costruire la mia zattera anche io» dice Diana tra uno sbadiglio e l’altro. «Certo certo, cara, quest’anno sarai grande abbastanza per costruire la tua zattera e andare con le altre, ma ora su, a letto che è già tanto tardi.» Diana va sempre a dormire di malincuore ma poi, appena sotto le coperte comincia a pensare come sarà bello a primavera costruire la sua zattera e andare con le altre e così si addormenta sorridente, notte dopo notte. Quest’anno l’inverno è stato molto freddo, la neve ha ghiacciato la superficie dello stagno e il vento ha spazzato via il villaggio delle rane. Finalmente, una mattina, la neve inizia a sciogliersi liberando le piccole gemme frettolose di schiudersi sui rami degli alberi. E così, anche le ranocchie iniziano pian pianino a risvegliarsi. 116
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La bambina che sognava di salire su
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I Pesci poi sono tutti muti: Ciprin
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