scarica qui il libro in formato PDF - Donne e Lavoro

More documents

Recommendations

Info

Però, avevo tanta paura per loro. Mi sembravano sempre… in bilico. Si arrampicavano sul ponteggio che a volte traballava, senza protezioni, senza niente. A volte mi chiedevo: “ Ma non viene mai nessuno a controllare se stanno bene, se hanno bisogno di qualcosa, se questo ponteggio è costruito a norma?”. Nessuno arrivò mai. Venne l’autunno. Loro erano sempre lì. I lavori procedevano, ma credo ci fosse ancora tanto da fare. I giorni si erano accorciati: le tiepide giornate stavano lasciando il posto a quelle più fredde. Lo capivo perché le mie fibre si stavano restringendo sempre di più e cominciavo a scricchiolare. Anche io avevo freddo. Ricordo che un giorno scoppiò una lite tra gli operai. Uno di loro era particolarmente nervoso. Parlava di un salario mai arrivato, e si lamentava di me. O meglio, sosteneva che noi assi cominciavamo ad essere troppo rovinate, andavamo sostituite. Si, è vero: per mesi avevo sopportato i loro pesi addosso, e anche sacchi pesanti e materiali di vario genere. Però non mi sembrava di essere da buttare. Uno di loro la pensava esattamente come me, diceva che il legno regge bene anche ai cambi di temperatura, e che era impensabile sostituirci, perché si sarebbero dovuti fermare i lavori, e tanti altri problemi che non capivo. Alla fine decisero di proseguire, tanto mancavano solo un paio di settimane alla fine di quel lavoro. Si poteva fare. Nei giorni seguenti si alternarono giornate meravigliose, ad altre in cui il cielo era nero, e il freddo congelava i loro corpi. Ma loro erano sempre lì. Sempre più stanchi, ma anche sempre più contenti: tra poco sarebbero potuti stare con i loro bambini, e con le loro mogli. Quanto ero felice per loro. Un giorno ci fu un acquazzone mai visto, un temporale spaventoso, acqua e grandine a fiumi. La sentivo, la grandine. Mi batteva addosso per poi sciogliersi in acqua gelida. Gli operai non sapevano cosa fare. La tempesta sarebbe continuata per molto, e loro non avevano voglia di aspettare. Volevano finire, a tutti i costi. Sotto quella cascata, cinque uomini lavoravano, senza tregua. Volevo dirgli:”Basta, aspettate un momento. Copritevi, riparatevi”. Ma ero solo un’asse di legno, muta. Quelle ore furono terribili: la pioggia era talmente tanta che mi aveva completamente inzuppata, e di conseguenza mi sentivo strana. Più debole. Quando loro mi passavano sopra, li sentivo più pesanti che mai. Il loro peso mi piegava. “Ma no, è impossibile. E’ solo una mia impressione” – mi dicevo – “Il legno non si rompe mai!” Poi, si sono messi in tre sopra di me, credo stessero facendo qualcosa di abbastanza complicato. Pesavano tantissimo. Volevo urlargli di spostarsi, non ce la facevo più. Ad un certo punto, mi sono lasciata andare. Non l’ho fatto apposta, lo giuro. Mi sono spezzata a metà. Ho visto quei tre corpi precipitare da un’altezza immensa. Non avevo mai guardato giù, eravamo altissimi. Abbastanza da permettere al cemento, non appena toccarono terra, di fermare i loro respiri. In un istante. Giacevo accanto ai loro corpi. Quanto avrei voluto udire ancora le loro voci, i loro respiri affannati. E invece no, sentivo solo le urla lontane dei due operai lassù, che avevano assistito alla tragedia che aveva portato via i loro fratelli, compagni di sudore e fatiche. 66
Vallo a spiegare ai loro figli. Raccontalo alle loro mogli. Tempo dopo, arrivarono i soccorsi e la polizia: era chiaro che era troppo tardi, ormai. Un’orda di persone si era radunata tutta intorno, sconvolta. “ Se solo avessero fatto più attenzione!”;”Se solo fossero stati maggiormente tutelati”;”Se…Se…Se…”. E’ facile dire dopo, come sarebbe dovuta andare. Credo che quando si facciano cose pericolose, ognuno pensa che: “Non potrà mai succedere a me”. Invece, tutto può succedere a tutti. Nessuno è immortale, nessuno è invincibile. Vorrei sapere chi era il capo di queste povere anime. Doveva pensarci lui. Ma di sicuro anche lui si sarà detto: ”Perché dovrebbe succedere proprio a loro?” Che mondo superficiale. Che terra della noncuranza. Se avessi un cuore, anche lui sarebbe spezzato a metà. Invece io, sono di legno. Ora legno marcio, corroso, distrutto. Continuava a piovere a dirotto. Il cielo piangeva loro. Addio piccoli uomini. Sulla mia corteccia porterò il peso delle vostre morti, e i passi delle vostre vite. Per sempre. 67
Page 2 and 3:
Prefazione “UMBRIA DONNE E LAVORO
Page 4 and 5:
nanetti, invece, nessuno si preoccu
Page 6 and 7:
INDICE Prefazione 2 C’era una vol
Page 8 and 9:
Un giorno qualcuno lasciò sulla po
Page 10 and 11:
all’unisono “Dove credi di anda
Page 12 and 13:
Mila e i lamponi di Francesca Zazze
Page 14 and 15:
della barca dei ragazzi-venuti-dal-
Page 16 and 17: Re Ben Fatto e Carolina di Stefania
Page 18 and 19: ...ma il suo migliore amico era Spo
Page 20 and 21: E fu così che il povero Lucidastel
Page 22 and 23: Lucidastella scartò in fretta il p
Page 24 and 25: La principessa, allora, triste e ad
Page 26 and 27: Un giorno, dopo che i sette coinqui
Page 28 and 29: Perché la principessa, ok, non sap
Page 30 and 31: L’albero di Fra’ Golino di Nadi
Page 32 and 33: osse. Dopo tante pene, finalmente u
Page 34 and 35: Una favola per vivere (Il grillo pa
Page 36 and 37: Il primo giorno, anche se con un po
Page 38 and 39: La bambina che sognava di salire su
Page 40 and 41: non sembra vero, ed è fuori di sé
Page 42 and 43: Sicurezza, la vera Regina sei tu di
Page 44 and 45: i miei ordini! Non m’interessa de
Page 46 and 47: scivolavano sul miele spaccandosi l
Page 48 and 49: Le avventure di Regolina: tra incan
Page 50 and 51: 50 medaglietta con incisi i nuovi n
Page 52 and 53: con il ginocchio ancora dolorante e
Page 54 and 55: Una favola da grandi di Laura Forna
Page 56 and 57: I Pesci poi sono tutti muti: Ciprin
Page 58 and 59: sua maestà, che lo scegliesse come
Page 60 and 61: lo sgaurdo, aveva notato la piccola
Page 62 and 63: confinanti si recavano a far visita
Page 64 and 65: Stasera però non è ancora tornato
Page 68 and 69: Il Fantasma della stazione di Lucia
Page 70 and 71: alla telecamera e mi ha fatto segno
Page 72 and 73: Castorini al sicuro di Silvia Favar
Page 74 and 75: Anche quando pioveva forte la strut
Page 76 and 77: Lippo seguì le indicazioni per rag
Page 78 and 79: La mattina dopo Penelope e Lippo si
Page 80 and 81: La mossa del Falco Pescatore di Cat
Page 82 and 83: volesse dire, continuava tutte le m
Page 84 and 85: Una sicurezza da favola di Eleonora
Page 86 and 87: Martina e il capanno dei mostri rom
Page 88 and 89: indossava il casco di protezione. S
Page 90 and 91: Martina sorrise soddisfatta. Adesso
Page 92 and 93: L’Ape Regina sapeva essere genero
Page 94 and 95: - “Come va Gaia? Sei stanca?” -
Page 96 and 97: Rubina e la festa di Primavera. di
Page 98 and 99: più sicuro e facile uscire attrave
Page 100 and 101: Deliziosa Discarica Una fiaba estre
Page 102 and 103: Ora entriamo nel vivo del nostro ra
Page 104 and 105: Appena si entrava, su due manichini
Page 106 and 107: Qualche anno fa, in pieno furore cr
Page 108 and 109: La Scuolabus di Catia del Furia “
Page 110 and 111: imessa è sceso un gelido silenzio
Page 112 and 113: “Dopo circa due mesi dacché ho c
Page 114 and 115: credenza. Carolina fece retromarcia
Page 116 and 117:
spedizioni alla ricerca di canne e
Page 118 and 119:
Le prime ad aprire gli occhi sono,
Page 120 and 121:
«Aiuto! Aiutatemi!» grida aggrapp
show all

scarica qui il libro in formato PDF - Donne e Lavoro

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

Delete template?

Save as template?