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L’albero di Fra’ Gol<strong>in</strong>o<br />
di Nadia Ceccarelli<br />
Seconda Classificata sezione Favole <strong>il</strong>lustrate<br />
A Ronchiol<strong>in</strong>o, m<strong>in</strong>uscolo paese dell’Appenn<strong>in</strong>o Luggiano, talmente m<strong>in</strong>uscolo che google maps lo sta ancora cercando, esisteva un albero<br />
<strong>in</strong>solitamente alto e svettante su tutti gli altri: sovrastava cipressi, abeti, e pers<strong>in</strong>o <strong>il</strong> baobab gigante che <strong>il</strong> farmacista aveva portato con<br />
sé al ritorno di uno dei suoi viaggi esotici. L’ albero sp<strong>il</strong>ungone si trovava nel chiostro del convento e la sua altezza sovrastava quella<br />
del campan<strong>il</strong>e della chiesa dove ogni domenica si raccoglievano a pregare i ronchiol<strong>in</strong>i. Tutti erano abituati a quella stramberia della<br />
natura e ne erano particolarmente affezionati, anche se non faceva ombra e non produceva frutti era considerato un grande talismano<br />
portafortuna, e per la sua vic<strong>in</strong>anza al cielo, una presenza tangib<strong>il</strong>e della benevolenza div<strong>in</strong>a.<br />
I ronchiol<strong>in</strong>i formavano una comunità tran<strong>qui</strong>lla e particolarmente laboriosa, le famiglie vivevano <strong>in</strong> graziose casette con orticello<br />
annesso, i bamb<strong>in</strong>i andavano a scuola sempre dalla stessa maestra che era rimasta uguale negli anni: stessa pett<strong>in</strong>atura, stessi occhiali,<br />
stessa camicetta a fiorell<strong>in</strong>i rosa e stesso neo peloso al lato del naso. Da cento anni <strong>in</strong>segnava a leggere, scrivere e far di conto a <strong>in</strong>tere<br />
generazioni di scolaretti.<br />
Tutti gli abitanti lavoravano nella fabbrica del paese che produceva saponette e nel tempo libero vi collaboravano anche la maestra,<br />
<strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco, <strong>il</strong> farmacista (quello del baobab) e l’<strong>in</strong>gegnere elettronico che era disoccupato perché aveva una laurea troppo avanti coi<br />
tempi. Per essere precisi, Ronchiol<strong>in</strong>o è <strong>il</strong> paese che <strong>in</strong>ventò le saponette. Alcuni storici del costume sostengono che la classica saponetta<br />
profumata sia frutto della ricerca francese nella cosmesi: niente di più sbagliato! Le saponette di Ronchiol<strong>in</strong>o partivano su carretti tirati<br />
da muli <strong>in</strong> direzione di Parigi già dai tempi di Napoleone e ancor prima erano arrivate sulle tolette di re, imperatori, sultani e faraoni.<br />
Con l’avanzare della tecnologia anche gli <strong>in</strong>gredienti venivano sostituiti e perfezionati. Le nuove saponette erano fatte con l’uso della<br />
soda caustica che ne rendeva migliore la qualità. La creatività dei ronchiol<strong>in</strong>i non conosceva limiti: saponette trasparenti con fiori e<br />
conchiglie <strong>in</strong>castonate, contenenti pietre preziose o anelli di fidanzamento, colorate, sfumate, a righe, di ogni forma e grandezza, come<br />
quella di dimensioni reali che volle fabbricare zio Patroclo a immag<strong>in</strong>e e somiglianza della bella croceross<strong>in</strong>a che tanti anni prima<br />
gli curò le ferite <strong>in</strong> guerra. Saponette al profumo di colonia, ai fiori, alla cioccolata e pers<strong>in</strong>o al baccalà (versione poco richiesta per la<br />
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