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con il ginocchio ancora dolorante e la ferita ancora aperta. La luce solare non filtrava quasi per niente dalle
grate fitte, sistemate al posto delle finestre per paura che qualcuna scappasse via. Il mal di testa, la vista
debole e affaticata e la gobba erano i principali fastidi fisici di tutte le colleghe e, di conseguenza, i motivi
di malattia e delle assenze non pagate.
Un giorno capitò a far visita alle lavoratrici il presidente della ditta Senza Diritti. Le convocò in una
riunione, dicendo loro da un piedistallo: “Mi chiamo Rovescio e sono il vostro padrone! Qui dentro le
cose devono andare come voglio io. Se vi succede qualche cosa, dovete chiamare solo me e nessun altro,
capito? Non dovete dire a nessuno che le prese della corrente non funzionano e sono rotte con i fili esterni
e penzolanti. Non dovete raccontare che dal water non funziona lo sciacquone e dal lavandino esce acqua
gialla, e che dall’unico portone di entrata principale la guarnizione e la serratura della porta sono difettose.
Non dovete fare la spia dicendo che non ci sono uscite secondarie e sistemi di allarmi e antincendio.
E, soprattutto, non dovete rivelare che a fare le pulizie dell’ufficio è la signora rosina, l’ottantenne del piano
di sopra”. Detto questo, obbligò a far firmare a tutte una ‘dichiarazione di segretezza’.
Un patto diabolico come garanzia del posto di lavoro.
Una mattina, come tante altre, Regolina si svegliò piangendo perché gli faceva tanto male
il ginocchio. Sì, proprio quello che aveva sbattuto il primo giorno di lavoro. Non riusciva
a trattenere le lacrime dal dolore. La ferita al ginocchio non si era mai guarita. E il pus,
oramai, fuoriusciva sgorgando rigoglioso dal punto dell’infezione. Chiese a Lady Furbizia,
su consiglio delle gattine, un giorno di permesso di riposo. La signora, insospettita, non la
rivolle più a lavorare con lei. Di punto in bianco, la licenziò senza giusta causa.
Norma e Tiva entrarono in azione e profittando dell’accaduto decisero, di comune accordo,
di accompagnare Reggy alla città degli ‘Angeli degli infortunati.” Un’isola speciale dove
delle presenze angeliche aiutano i lavoratori in difficoltà con i propri datori di lavoro.
L’ufficio dei neoassunti si trovava al primo piano. La cattedra era una recinzione dorata
con tanti luccichii. “Buongiorno, sono Angelo Assunto qual è il tuo problema?”
“Mi sono fatta male al lavoro mi hanno mandato via…e non so come fare per guarire
la mia ferita.” L’angelo gli pose una lente sopra il ginocchio e dopo averlo visto, gli
suggerì di recarsi al più presto dal dottor Medicina del Lavoro che esercitava la sua
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