La matt<strong>in</strong>a dopo Penelope e Lippo si svegliarono, fecero colazione <strong>in</strong>sieme e, sempre <strong>in</strong>sieme, uscirono di casa per recarsi al lavoro. Penelope arrivò alla caffetteria, <strong>in</strong>dossò <strong>il</strong> suo grembiule e com<strong>in</strong>ciò a servire ai tavoli. Il bar era pieno e, visto <strong>il</strong> gran da fare, le due ore successive passarono rapidamente. Appena f<strong>in</strong>ito di servire l’ultimo tavolo, la ragazza andò sul retro per godere della piccola pausa che si era meritata, guardò <strong>il</strong> cellulare distrattamente e trovò ben tre chiamate da un numero sconosciuto. Non sapendo chi potesse averle telefonato così <strong>in</strong>sistentemente, richiamò subito. Le rispose la voce di un uomo che si presentò come <strong>il</strong> dirigente dell’azienda <strong>in</strong> cui lavorava Lippo. Penelope <strong>in</strong>iziò a preoccuparsi. L’uomo le spiegò che c’era stato un <strong>in</strong>cidente <strong>in</strong> ditta, un <strong>in</strong>cidente provocato dal malfunzionamento di un macch<strong>in</strong>ario. Il fuoco era stato domato ma alcune persone, tra cui Lippo, erano rimaste ferite. Il sangue di Penelope si gelò nelle vene. “Sta bene? È ancora vivo?” chiese angosciata. L’uomo le disse che Lippo aveva riportato alcune ferite e ustioni superficiali, che l’avevano portato <strong>in</strong> ospedale ma che stava bene, era cosciente e l’aspettava. “Arrivo all’istante !” Gli gridò lei. Si precipitò fuori dallo spogliatoio, corse da Francesco a riferire l’accaduto, si strappò di dosso <strong>il</strong> grembiule ed uscì dal bar. Cercò subito un posto nascosto per teletrasportarsi velocemente all’ospedale: era troppo <strong>in</strong> ansia per ut<strong>il</strong>izzare i mezzi pubblici. Arrivò <strong>in</strong> un m<strong>in</strong>uto e chiese al primo medico che <strong>in</strong>contrò dove fosse ricoverato <strong>il</strong> suo compagno. Giunta nella sua stanza, lo vide e gli sorrise cercando di trattenere le lacrime. Lippo, pallido e ancora spaventato, la guardò e ricambiò <strong>il</strong> sorriso. Le fece cenno di avvic<strong>in</strong>arsi. I due si abbracciarono e, per qualche istante, rimasero <strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio, felici di essere ancora <strong>in</strong>sieme. Poco dopo, lui <strong>in</strong>iziò a raccontare cosa fosse successo. Disse che l’allarme ant<strong>in</strong>cendio, non si sa per quale motivo, era scattato <strong>in</strong> ritardo, quando <strong>il</strong> fuoco era già divampato. Stava per correre verso l’uscita di sicurezza ma si era fermato sentendo una voce chiedere aiuto. Aveva così scoperto un suo collega, bloccato sotto un armadio caduto e, facendo leva con una trave, era riuscito a liberarlo, poi, mentre stavano per guadagnare l’uscita, qualcosa era scoppiato colpendoli con schegge roventi. Penelope e Lippo si chiesero come fosse potuto succedere un <strong>in</strong>cidente sim<strong>il</strong>e. Pensarono a quel manuale tanto decantato e si resero conto che ci vuole ben più di alcune normative per essere al sicuro. Capirono che, sulla Terra, situazioni come quella che aveva vissuto Lippo erano all’ord<strong>in</strong>e del giorno. Compresero che, probab<strong>il</strong>mente, molte persone perdono la vita sul luogo di lavoro a causa di malfunzionamenti, di scarsa attenzione e <strong>in</strong>sufficiente <strong>in</strong>formazione. I dottori stab<strong>il</strong>irono che Lippo avrebbe dovuto rimanere <strong>in</strong> ospedale solo per qualche giorno e così, alla f<strong>in</strong>e della settimana, Penelope poté riportarlo a casa. Nel pomeriggio guardarono un f<strong>il</strong>m divertente cercando di rasserenarsi. Una volta scesa la sera, cenarono e poi andarono subito a dormire. Si rifugiarono sotto le coperte, la stanchezza cancellò tutti i loro pensieri e li portò nel mondo dei sogni. La matt<strong>in</strong>a seguente Penelope si svegliò, si guardò <strong>in</strong>torno e si ritrovò nella sua cameretta, a casa dei suoi genitori, di nuovo su Plutone. Andò alla f<strong>in</strong>estra e ciò che vide fu <strong>il</strong> panorama di sempre, quello che da vent’anni aveva ammirato ogni matt<strong>in</strong>a. Piuttosto frastornata si alzò e andò 78
<strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a dove trovò sua madre che preparava la colazione. La fissò <strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio, poi, commossa, la abbracciò. Sua madre ricambiò l’abbraccio, dopodiché guardò negli occhi Penelope e le disse: “Tesoro, sembra che tu non mi veda da giorni! Che ti è successo?” In quel preciso istante Penelope si rese conto che era stato tutto un sogno, che non era mai andata sulla Terra, né da sola, né con Lippo. Si chiese se quello che aveva sognato a proposito del lavoro sulla Terra fosse vero. Corse <strong>in</strong> camera, si collegò con un flusso cibernetico astrale alla rete Internet terrestre e ritrovò tutto ciò che aveva imparato sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Sì, aveva sognato tutto, ma quel manuale esisteva davvero. Penelope pensò che la Terra è un luogo particolare e che i terrestri sono davvero degli esseri molto strani. 79
- Page 2 and 3:
Prefazione “UMBRIA DONNE E LAVORO
- Page 4 and 5:
nanetti, invece, nessuno si preoccu
- Page 6 and 7:
INDICE Prefazione 2 C’era una vol
- Page 8 and 9:
Un giorno qualcuno lasciò sulla po
- Page 10 and 11:
all’unisono “Dove credi di anda
- Page 12 and 13:
Mila e i lamponi di Francesca Zazze
- Page 14 and 15:
della barca dei ragazzi-venuti-dal-
- Page 16 and 17:
Re Ben Fatto e Carolina di Stefania
- Page 18 and 19:
...ma il suo migliore amico era Spo
- Page 20 and 21:
E fu così che il povero Lucidastel
- Page 22 and 23:
Lucidastella scartò in fretta il p
- Page 24 and 25:
La principessa, allora, triste e ad
- Page 26 and 27:
Un giorno, dopo che i sette coinqui
- Page 28 and 29: Perché la principessa, ok, non sap
- Page 30 and 31: L’albero di Fra’ Golino di Nadi
- Page 32 and 33: osse. Dopo tante pene, finalmente u
- Page 34 and 35: Una favola per vivere (Il grillo pa
- Page 36 and 37: Il primo giorno, anche se con un po
- Page 38 and 39: La bambina che sognava di salire su
- Page 40 and 41: non sembra vero, ed è fuori di sé
- Page 42 and 43: Sicurezza, la vera Regina sei tu di
- Page 44 and 45: i miei ordini! Non m’interessa de
- Page 46 and 47: scivolavano sul miele spaccandosi l
- Page 48 and 49: Le avventure di Regolina: tra incan
- Page 50 and 51: 50 medaglietta con incisi i nuovi n
- Page 52 and 53: con il ginocchio ancora dolorante e
- Page 54 and 55: Una favola da grandi di Laura Forna
- Page 56 and 57: I Pesci poi sono tutti muti: Ciprin
- Page 58 and 59: sua maestà, che lo scegliesse come
- Page 60 and 61: lo sgaurdo, aveva notato la piccola
- Page 62 and 63: confinanti si recavano a far visita
- Page 64 and 65: Stasera però non è ancora tornato
- Page 66 and 67: Però, avevo tanta paura per loro.
- Page 68 and 69: Il Fantasma della stazione di Lucia
- Page 70 and 71: alla telecamera e mi ha fatto segno
- Page 72 and 73: Castorini al sicuro di Silvia Favar
- Page 74 and 75: Anche quando pioveva forte la strut
- Page 76 and 77: Lippo seguì le indicazioni per rag
- Page 80 and 81: La mossa del Falco Pescatore di Cat
- Page 82 and 83: volesse dire, continuava tutte le m
- Page 84 and 85: Una sicurezza da favola di Eleonora
- Page 86 and 87: Martina e il capanno dei mostri rom
- Page 88 and 89: indossava il casco di protezione. S
- Page 90 and 91: Martina sorrise soddisfatta. Adesso
- Page 92 and 93: L’Ape Regina sapeva essere genero
- Page 94 and 95: - “Come va Gaia? Sei stanca?” -
- Page 96 and 97: Rubina e la festa di Primavera. di
- Page 98 and 99: più sicuro e facile uscire attrave
- Page 100 and 101: Deliziosa Discarica Una fiaba estre
- Page 102 and 103: Ora entriamo nel vivo del nostro ra
- Page 104 and 105: Appena si entrava, su due manichini
- Page 106 and 107: Qualche anno fa, in pieno furore cr
- Page 108 and 109: La Scuolabus di Catia del Furia “
- Page 110 and 111: imessa è sceso un gelido silenzio
- Page 112 and 113: “Dopo circa due mesi dacché ho c
- Page 114 and 115: credenza. Carolina fece retromarcia
- Page 116 and 117: spedizioni alla ricerca di canne e
- Page 118 and 119: Le prime ad aprire gli occhi sono,
- Page 120 and 121: «Aiuto! Aiutatemi!» grida aggrapp