scarica qui il libro in formato PDF - Donne e Lavoro

sua maestà, che lo scegliesse come dolce per le nozze, la vera perla dei preparativi era l’abito da sposa.
Come tradizione ad Orchidea, la regina Zaffiro doveva occuparsi del vestito. Per questo, si era incaricata di far disegnare e creare un
abito per sua figlia, richiedendo che fosse il più bello mai indossato tra tutti gli abiti mai avuti non solo ad Orchidea, ma anche nei regni
limitrofi.
L’abito sarebbe stato color incantesimo, con grandi tulle, perle, pietre e diamanti applicati, ed uno starscico di ben dodici metri. Per il
velo, invece, la regina aveva scelto un tessuto particolare, fatto con frammenti di pietre preziose ricavate dalla foresta di Olctroz, che
avrebbero donato al volto di sua figlia una luce unica ed inimitabile.
Fiera del modello presentato su carta dal fidato sarto di corte Sebastian, la regina si era recata personalmente al laboratorio di sartoria
dove le operaie aspettavano già da qualche giorno il nuovo lavoro.
Aveva passato un’intera giornata a spiegare come doveva essere cucito l’abito, quali fili usare, dove applicare le pietre e, solo a notte
sopraggiunta, quando ormai era sicura che tutto fosse chiaro, era tornata al castello, soddisfatta. Da lì a una settimana si sarebbero
finalmente visti i primi risultati e Ambrosia sarebbe stata chiamata per la prima prova.
I giorni scorrevano felici e i preparativi andavano a gonfie vele.
Mentre il principe Romeo completava degli ultimi procedimenti burocratici per poter convolare a nozze, Ambrosia si dedicava allo
studio. Prima del matrimonio, si era detta, voleva portare a termine la sua ricerca sulle querce del bosco fatato perché altimenti chissà
poi per quanto tempo avrebbe dovuto sospenderla.
In un pomeriggio assolato era scesa nelle scuderie e si era fatta sellare Orfeo, suo fidato destriero, per galoppare tra gli alberi secolari del
bosco e poter raccogliere tutti i dati per terminare il suo studio.
A passo fiero Orfeo la conduceva, contento di queste scorribande che la sua padrona lo portava a fare e, dopo ben due ore di cammino
Ambrosia era finalmente giunta al centro della radura fatata.
Legato Orfeo ad un tronco d’albero si apprestava ad esplorare. Si diceva che proprio li, nella grande stella che si creava tra le querce
potessero apparire delle fate.
Ambrosia non ne aveva mai vista una e, mordendosi il labbro, aveva fatto un passo avanti, fino al centro di quella stella che si componeva
sul selciato, con nel cuore un grande desiderio: vedere una di quelle fate prima del giorno del suo matrimonio, perché si diceva che
vederne una era di buon auspicio per le future spose.
Braccia aperte e sguardo rivolto verso il cielo, Ambrosia aspettava, pronta a vedere se succedesse qualcosa da un momento all’altro.
Fu proprio allora che, all’improvviso, fu colta da uno scintillio e, proprio per magia le era comparsa davanti la fata.
“O, ma allora è vero” si era lasciata sfuggire la principessa.
58