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la discussione sulla tattica rientrò nella cosiddetta quistione italiana, come<br />

fu chiamata, perché fu un italiano a parlare per le tre delegazioni; e poi, ma<br />

questo ci <strong>in</strong>teressa meno, perché Lazzari a nome del Partito Socialista <strong>in</strong>sistette<br />

per l'ammissione all'Internazionale dicendo che loro avevano capito<br />

la necessità di espellere i riformisti, che avrebbero sistemato le cose, ecc.<br />

Insomma, i socialisti stavano di nuovo tentando di violare le 21 condizioni,<br />

compreso il fatto che volevano mantenere nel nome l'aggettivo "socialista"<br />

<strong>in</strong>vece di "comunista", per cui Len<strong>in</strong> prese la parola anche su questo. Dopo<br />

il Congresso noi rimanemmo tutti d'accordo sul fatto che dovevamo affrontare<br />

questo problema <strong>della</strong> tattica. Ci fu un <strong>in</strong>contro fra il luglio e l'agosto<br />

del 1921 <strong>in</strong> cui decidemmo di convocare, per il marzo del 1922, il secondo<br />

congresso del partito. È bene ricordare che Terrac<strong>in</strong>i fu con me relatore sulle<br />

Tesi di Roma, appunto sulla tattica. E a proposito <strong>della</strong> teoria dell'offensiva,<br />

è bene notare che la convocazione di un congresso sulla tattica per<br />

l'anno dopo dimostrava di per sé che non eravamo all'offensiva e che non<br />

avevamo proprio alcuna teoria offensivista. Saremmo stati spazzati via. Potevamo<br />

solo cercare di conservare le posizioni che avevamo, salvare il partito<br />

e le poche Camere del Lavoro che resistevano ma stavano cadendo una<br />

dopo l'altra sotto gli attacchi dei fascisti. Facevamo azioni di commando, di<br />

guerriglia, come i famosi "agguati comunisti", mentre socialisti, repubblicani,<br />

democratici, massoni urlavano contro i fascisti ma non facevano altro<br />

che amplificare i loro successi militari, fargli réclame. Noi sapevamo benissimo<br />

che la lotta era impari, che non poteva durare. Aspettavamo al varco i<br />

fascisti che ci attaccavano, ma appena ne ammazzavamo qualcuno, dopo<br />

aver fermato i camion che li trasportavano, arrivavano i carab<strong>in</strong>ieri, a volte i<br />

soldati e arrestavano comunisti <strong>in</strong> massa, nelle loro case, per rappresaglia.<br />

70<br />

Controrivoluzione <strong>in</strong> Germania<br />

Comunque cercammo sempre sui nostri giornali di mettere <strong>in</strong> evidenza<br />

le legnate che assestavamo noi ai fascisti e non quelle che i fascisti assestavano<br />

a noi, perché tutta quella propaganda sulla ferocia e sulla <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibilità<br />

dei fascisti, quel piagnucolare sulle libertà e sulle le garanzie costituzionali<br />

violate furono uno degli elementi che condussero i fascisti al successo. Come<br />

si vede, di teoria dell'offensiva non potevamo parlare. La vedevamo come<br />

Len<strong>in</strong>, un po' come con la quistione del parlamentarismo: dal punto di<br />

vista <strong>della</strong> teoria noi e i bolscevichi eravamo tutti dichiaramente antiparlamentaristi,<br />

mentre dal punto di vista tattico bisogna vedere a che cosa<br />

serve. Len<strong>in</strong> sosteneva che nel parlamento ci dovessimo andare ma <strong>in</strong>tanto<br />

lui a Mosca non ci era andato, non gliene fregava niente, e aveva chiamato<br />

le guardie rosse per disperdere l'embrione di parlamento russo. Così è sulla<br />

quistione dell'offensiva. Tutti i comunisti sono per il pr<strong>in</strong>cipio dell'offensiva<br />

rivoluzionaria, ci vorrebbe. Ci sono dei momenti che non bisogna lasciar<br />

passare, nei quali l'attacco è decisivo, come <strong>in</strong> tutte le rivoluzioni, come <strong>in</strong><br />

tutte le guerre. La guerra di classe, <strong>in</strong> quanto guerra, è come tutte le altre.

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