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Da quando è <strong>in</strong>iziato il processo federalistico europeo, la Francia è sempre stata<br />
<strong>in</strong> prima fila nel sostenerlo e nello stesso tempo nell'utilizzarlo vantaggiosamente.<br />
Dopo l'unificazione <strong>della</strong> Germania ha <strong>in</strong>tensificato il suo attivismo europeistico,<br />
specialmente con Mitterrand, per non perdere terreno di fronte al potente vic<strong>in</strong>o, <strong>in</strong><br />
pratica per cercare disperatamente di evitare l'<strong>in</strong>evitabile, cioè di lasciar cadere<br />
l'Europa sotto l'egemonia tedesca. Nel frattempo la moneta unica ha permesso ai<br />
due maggiori paesi, alla Francia <strong>in</strong> particolare, di ottenere una buona gestione del<br />
debito con tassi al m<strong>in</strong>imo anche quando non si parlava tanto di spread. Paradossalmente,<br />
la relativa tranquillità non ha permesso alla Francia quella politica di<br />
correzione adottata sia dai paesi più <strong>in</strong> crisi che dalla Germania; e un evento banale<br />
come il cambio <strong>della</strong> guardia all'Eliseo ha messo <strong>in</strong> luce punti deboli precedentemente<br />
poco visibili, se non scientemente nascosti. Per non prendersi tutta la responsabilità<br />
di ciò che potrebbe accadere, il governo Hollande ha dovuto mettere le<br />
mani avanti e denunciare le falle.<br />
I guai <strong>della</strong> Francia si chiamano dunque Germania. Infatti gli operatori economici,<br />
cioè i cosiddetti mercati, misurano la competitività francese per confronto con<br />
quella tedesca, come si fa – per tutti – con il differenziale sui tassi (appunto il famigerato<br />
spread). Questa misurazione ha rivelato un <strong>in</strong>debolimento relativo <strong>della</strong><br />
struttura economica francese che ha prodotto, come ovunque, un aumento <strong>in</strong>sostenibile<br />
<strong>della</strong> spesa pubblica. Quest'ultima è già la più alta <strong>della</strong> zona euro: dall'epoca<br />
Mitterrand a oggi il debito pubblico è passato dal 22 a oltre il 90% del PIL, mentre<br />
la spesa dello stato raggiunge uno stratosferico 57% del PIL. La centralizzazione<br />
dello stato francese si riflette anche nella struttura dell'<strong>in</strong>dustria, ancora troppo<br />
verticale rispetto alle reti produttive moderne controllate da hold<strong>in</strong>g anonime <strong>in</strong>ternazionali.<br />
In Francia c'è la più alta concentrazione <strong>in</strong>dustriale del mondo sviluppato:<br />
il numero delle piccole e medie imprese – oggi il cuore moderno dell'economia<br />
– è <strong>in</strong>feriore a quello degli altri paesi concorrenti, che <strong>in</strong> Europa sono Germania,<br />
Gran Bretagna e Italia. Ciò <strong>in</strong>cide sulla produttività e l'economia va <strong>in</strong> ristagno.<br />
La bilancia commerciale, <strong>in</strong> attivo nel 1999, ha attualmente uno dei passivi maggiori<br />
d'Europa mentre la disoccupazione ha superato la soglia critica del 10% (25% dei<br />
giovani), tanto che il FMI ha addirittura ipotizzato uno scivolamento <strong>della</strong> Francia<br />
all'<strong>in</strong>dietro rispetto a Spagna e Italia.<br />
Siamo alle solite: a parole tutti sono favorevoli all'effettiva unità europea ma<br />
quando si tratta di r<strong>in</strong>unciare a un po' <strong>della</strong> sovranità nazionale, l'<strong>in</strong>teresse dei s<strong>in</strong>goli<br />
paesi prevale. Ciò è scontato, ma è un bel guaio per i s<strong>in</strong>goli governi, perché i<br />
movimenti di capitali sono come il liquido nei vasi comunicanti: fluiscono solo nella<br />
misura <strong>in</strong> cui vi sono differenze di livello, solo che <strong>in</strong> questo caso vanno dal basso<br />
verso l'alto. La servitù nei confronti dei "mercati" stride a questo punto con gli stupidi<br />
orgogli nazionali, che ne escono coperti di ridicolo. La Francia è specialista <strong>in</strong><br />
questo sport, ma se vorrà vanificare il pronostico del FMI dovrà fare come tutti gli<br />
altri paesi, cioè mettere <strong>in</strong> atto la solita carnefic<strong>in</strong>a sociale. Se si possono <strong>in</strong>gannare<br />
gli elettori, e qualche volta anche gli economisti, non si possono sfidare impunemente<br />
le leggi <strong>della</strong> fisica: i capitali vanno verso dove ce n'è già e la sovranità non è<br />
quella voluta ma quella permessa. Numeri e livelli pongono <strong>in</strong>esorabilmente a confronto<br />
la Francia con la Germania più che con l'Italia o la Spagna. Da trent'anni <strong>in</strong><br />
Europa si cerca di evitare la collisione, ma sembra che ormai il tempo stia davvero<br />
per scadere, la Francia con le sue banlieue è davvero una polveriera.<br />
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