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<strong>in</strong> Russia non l'aveva mai adottata. Ma allora sembrava che non ci fosse<br />
tempo da perdere, che le masse si sarebbero sollevate di lì a poco tempo per<br />
<strong>in</strong>gaggiare la lotta se non sul piano mondiale, su tutto quanto il piano europeo;<br />
e qu<strong>in</strong>di bisognava correre il rischio di non allontanare noi stessi più<br />
del necessario dai partiti che avevano un seguito nelle masse. Evidentemente<br />
la rivoluzione non aveva ancora suscitato una politica sufficientemente<br />
razionale rispetto alle necessità di un drastico cambiamento. Il centro di<br />
Mosca era schiacciato da questa presunta responsabilità, voleva discipl<strong>in</strong>are<br />
forze centrifughe e fare <strong>in</strong> modo che le forze fondamentali che erano con<br />
noi, che stavano mostrando uno slancio formidabile, trasc<strong>in</strong>assero tutte le<br />
altre, comprese quelle che avevano già tradito più di una volta. Forse <strong>in</strong> quel<br />
momento l'Internazionale non volle precisare troppo, volle lasciare elasticità<br />
perché credeva che fossimo troppo vic<strong>in</strong>i alla battaglia per enunciare rigide<br />
norme e sottilizzare troppo. Il tempo è passato senza che quelle opportunità<br />
favorevoli si verificassero e oggi possiamo dire che noi avevamo ragione<br />
e Len<strong>in</strong> torto. Ovviamente non è così che si fa la storia. Come abbiamo<br />
visto, giustificazioni per la fretta rivoluzionaria c'erano. Del resto siamo<br />
rimasti a dare battaglia proprio perché non consideravamo chiuse tutte le<br />
porte alla rivoluzione, almeno f<strong>in</strong>o al 1926, anche se all'anno 1921 e anche<br />
prima c'erano già molti segni contrari.<br />
Siamo alla f<strong>in</strong>e di questa <strong>in</strong>quadratura generale <strong>della</strong> nostra storia all'<strong>in</strong>terno<br />
di quella dell'<strong>in</strong>tero movimento rivoluzionario. È il caso adesso di far<br />
parlare la massa dei documenti raccolti. Siccome sono epoche ormai lontane,<br />
pochissimi sono quelli che le hanno vissute e ormai la stragrande maggioranza<br />
di noi è fortunatamente fatta di giovani che non hanno questi ricordi,<br />
sarà saggio procedere ad un lavoro storico-filologico. Lo pubblicheremo<br />
e speriamo che sarà nello stesso tempo istruttivo e narrativo. Di documentazione<br />
ne sta venendo alla luce moltissima e la stiamo ord<strong>in</strong>ando.<br />
Cercheremo volta per volta di collocarla <strong>in</strong> un quadro storico vivo, che metta<br />
<strong>in</strong> risalto non solo gli eventi ma soprattutto il gioco delle forze <strong>in</strong> campo,<br />
<strong>in</strong> una vera trattazione rivoluzionaria e non semplicemente storiografica.<br />
Per procedere con ord<strong>in</strong>e, abbiamo preparato delle cronologie e a questo<br />
proposito lascio la parola al compagno che tratterà quella <strong>della</strong> Germania,<br />
cioè del paese <strong>in</strong> cui si condensarono i problemi <strong>della</strong> rivoluzione, problemi<br />
che <strong>in</strong> certo senso si ricollegano a quelli attuali, e non soltanto perché oggi,<br />
con nostra grande gioia e per la prima volta, sono presenti dei compagni tedeschi.<br />
Prego il compagno di voler esporre. 49<br />
49 Purtroppo di questa "cronologia" abbiamo solo poche pag<strong>in</strong>e che pubblicheremo<br />
<strong>in</strong> uno dei prossimi numeri <strong>della</strong> <strong>rivista</strong>.<br />
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