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indicatori agro-ambientali per l'agricoltura biologica - Inea

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estese ed articolate dal punto di vista ecologico nel fornire le informazioni<br />

circa la co<strong>per</strong>tura vegetale di uno specifico sito. Quando con bioindicatore<br />

intendiamo una classe floristica, l’identificazione è non di rado orientata a<br />

valutare aspetti legati alla biodiversità.<br />

Lo studio delle successioni seriali e delle unità di co<strong>per</strong>tura vegetale,<br />

opportunamente integrate con altre metodologie, come quella GIS, <strong>per</strong>mette<br />

di proporre soluzioni gestionali <strong>per</strong> la conservazione della biodiversità delle<br />

specie e degli ambienti e di progettare la connessione tra siti a diverso grado<br />

di naturalità <strong>per</strong> migliorare la qualità del territorio. La sua caratteristica<br />

consiste nell’uscire da un ambito qualitativo <strong>per</strong> approdare ad un’analisi<br />

quali-quantitativa che consente un confronto oggettivo tra situazioni<br />

fisionomicamente simili o diverse.<br />

Bordi e fasce vegetate - Un ulteriore modo di ottenere indicazioni sulla<br />

biodiversità, seppure ad una scala maggiore di quella vista precedentemente,<br />

è quello dell’analisi dei diversi ambienti vegetati-habitat, determinati<br />

largamente da formazioni spontanee.<br />

Tali su<strong>per</strong>fici non sempre sono inquadrate nell’ambito di suddivisioni<br />

territoriali che ne definiscono gli usi specifici <strong>per</strong> via della dimensione e della<br />

collocazione (l’essere interne ad un’area sui cui dettagli non si discrimina <strong>per</strong><br />

motivi di risoluzione e problemi di rilievo).<br />

Ciò non di meno tali su<strong>per</strong>fici hanno preso ad essere da diversi anni di<br />

interesse <strong>per</strong> l’ecologia ed individuate in tale ambito come infrastrutture<br />

ecologiche, su cui è in atto un vero e proprio processo di classificazione<br />

(Boller et al., 2004). Ecco quindi che ad una scala di paesaggio sono stati<br />

distinti:<br />

habitat <strong>per</strong>manenti (large <strong>per</strong>manent habitats) solitamente associate<br />

ad ampie su<strong>per</strong>fici in cui in qualche caso sono fatti rientrare ex-coltivi<br />

quali frutteti semi-abbandonati o prati spontanei non sfalciati (setaside,<br />

low intensity grassland, less intensive grassland, bitter<br />

meadows; rotational fallows);<br />

aree rifugio (stepping stones) determinate da su<strong>per</strong>fici limitate poste<br />

anche all’interno di coltivi dove <strong>per</strong> motivi morfologici (frana) o<br />

storici (vecchi maceri) si è sviluppata una vegetazione spontanea<br />

(woodland patch);<br />

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