qui - maria vita romeo
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Considerazioni sul Dio di Descartes 11<br />
Che, poi, in noi ci sia l’idea dell’ente sommamente potente e perfetto, ed anche<br />
che la realtà obiettiva di questa idea non si trovi né formalmente né eminentemente<br />
in noi, diverrà più chiaro a coloro che presteranno la dovuta attenzione e<br />
mediteranno a lungo con me […] Ora, in base a tutto ciò, si conclude nel modo<br />
più manifesto che Dio esiste 19 .<br />
Ma Descartes ha cura di moderare questa rivendicazione di univocità<br />
gnoseologica (l’intelletto umano conosce l’essenza di Dio, nella sua infinità)<br />
con l’affermazione dell’incomprensibilità divina. Ecco perché è di<br />
fondamentale importanza rispettare la differenza fra intelligere o cogniscere<br />
e comprehendere o capere.<br />
«La stessa incomprensibilità è contenuta nella ragione formale dell’infinito»<br />
20 . Descartes pone così l’incomprensibilità di Dio come un principio<br />
logico evidente: il finito non può comprendere l’infinito, a meno di<br />
ridurlo a una cosa finita. Aspirare a una comprensione di Dio, è dunque<br />
sforzarsi «quasi di renderlo finito e di comprenderlo» 21 .<br />
L’incomprensibilità è il carattere peculiare di Dio, in quanto essere per<br />
Dio è essere infinito. Più che un attributo, e sia pure un attributo primario,<br />
l’infinito è come il nome stesso di Dio, ciò che lo designa e lo esprime<br />
nella sua divinità stessa, nella sua trascendenza. E alla divinità o all’infinità<br />
è necessariamente legata l’incomprensibilità. Ecco perché, oggetto della<br />
ragione, Dio sfugge anche di diritto alla ragione, in quanto non può essere<br />
né compreso e neanche concepito: «io so che Dio è autore di tutte le<br />
cose […]. Dico che lo so, e non che lo concepisco né che lo comprendo».<br />
Lungi dall’essere una «modestia affettata» 22 , il principio dell’incomprensibilità<br />
dell’infinito garantisce che l’essere, che è l’oggetto della metafisica,<br />
è proprio Dio; che la causa prima, ricercata nelle prove, possiede<br />
realmente una essenza infinita.<br />
Questa incomprensibilità dell’infinito non è una deficienza, che un<br />
progresso della conoscenza potrebbe in seguito colmare; essa caratterizza<br />
fondamentalmente la conoscenza umana di Dio: «sarebbe ridicolo che<br />
19 Meditazioni. Seconde Risposte, cit., p. 861 (AT IX, 107, VII, 135-6).<br />
20 Meditazioni. Quinte Risposte, cit., p. 1171 (AT VII, 368).<br />
21 Princìpi della filosofia, I, XXVI, cit., p. 1729 (AT IX-B, 36).<br />
22 AT V, 274-5.