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qui - maria vita romeo

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Descartes e il problema della fede 25<br />

tra cosa di quello che gli era capitato di dire e forse anche il contrario. È<br />

precisamente la possibilità di imputare a Descartes un pensiero diverso da<br />

quello che rivelano i suoi testi che Jean Laporte, per parte sua, ha voluto<br />

ricusare in primo luogo, e non senza solide ragioni 3 .<br />

La religione di Descartes», scrive, «ha fatto scorrere molto inchiostro. Tutto<br />

quello che se ne può dire è subordinato alla questione della sua sincerità. In<br />

quanto a questo, siamo condannati a girare all’interno di un cerchio. Poiché<br />

possiamo decidere delle vere opinioni di un autore solo attraverso i suoi scritti e<br />

le testimonianze dei contemporanei, i quali ne giudicano essi stessi dalle sue dichiarazioni<br />

scritte e orali, e anche dalla sua condotta.<br />

E più avanti: «Non possiamo, così come nota egli stesso [a proposito<br />

dell’anima delle bestie], scavare nel suo cuore». Noi non potremo né dovremo<br />

solo paragonare i suoi scritti, senza esclusiva, e senza voler «operare<br />

con finezza» (espressione tratta da una lettera di Descartes a Elisabetta).<br />

Laporte ha sicuramente ragione: l’essenziale è nei testi, e solo i testi<br />

possono servirci da pietra di paragone. Vi è tuttavia, dobbiamo notare,<br />

un problema con la “finezza”. Che vorrà dire: «Non operare con finezza»?<br />

E che valore ha questa massima, se non si è innanzi tutto stabilito che<br />

Descartes non potè egli stesso operare con finezza? E per prima cosa, la citazione<br />

di Laporte non è per niente esatta (né nel suo testo, né d’altronde<br />

in nota). Nella sua lettera a Elisabetta 4 , Descartes scriveva:<br />

La massima che io ho osservato di più in tutta la condotta della mia <strong>vita</strong> è stata<br />

di seguire soltanto la strada maestra, e di credere che la principale finezza fosse<br />

il non volere affatto operare con finezza.<br />

«Non volere affatto operare con finezza»: vi è <strong>qui</strong> un leggero scarto fra<br />

la nolonté (o nolition) e l’astensione rigorosa. «Non volere affatto» non è<br />

proibire assolutamente; è piuttosto, all’occorrenza, «volere operare con finezza<br />

il meno possibile» (poiché vi sono, forse, delle circostanze in cui<br />

l’uso di una certa finezza rimane obbligatorio). Oltre al fatto che <strong>qui</strong> si<br />

tratta innanzi tutto della condotta di <strong>vita</strong>, del resto il piacevole paradosso<br />

3 Le Rationalisme de Descartes, III, Religion et raison, pp. 299-300.<br />

4 Gennaio 1646, in fine, AT IV, 357 = Bompiani 2138

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