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Descartes e il problema della fede 43<br />
cui sviluppo è in ogni caso contemporanea 18 . Ma per controbilanciare, a<br />
circa trent’anni di distanza, quel frammento degli anni 1619-1620, vi è<br />
lo strano sviluppo che contiene la lettera a Chanut del 6 giugno 1647<br />
(peraltro celebre per la confidenza di un affetto infantile nei confronti di<br />
una ragazza affetta da strabismo).<br />
Si tratta <strong>qui</strong> (AT V, 54-5 = Bompiani 2470) della questione di sapere<br />
se l’uomo è il fine della creazione. Secondo Descartes, a dispetto delle<br />
«prerogative che la religione attribuisce all’uomo», noi non siamo «obbligati<br />
a crederlo».<br />
È vero che i sei giorni della creazione sono talmente (vale a dire: in modo tale)<br />
descritti nella Genesi che sembra che l’uomo ne sia il soggetto principale; ma si<br />
può dire che questa storia della Genesi, essendo stata scritta per l’uomo, lo Spirito<br />
Santo vi abbia voluto principalmente specificare le cose che lo riguardano.<br />
L’espressione è già curiosa, ma non è nulla in relazione a ciò che segue<br />
e che concerne i predicatori: costoro, scrive Descartes, non fanno soltanto<br />
credere che Dio abbia fatto tutto per noi;<br />
vanno oltre: poiché dicono che ogni uomo in particolare è debitore a Gesù Cristo<br />
di tutto il sangue che egli ha versato nella Croce, ugualmente come se fosse<br />
morto per uno solo. In questo dicono bene la verità; ma siccome ciò non impedisce<br />
che egli non abbia riscattato con quello stesso sangue un gran numero di<br />
altri uomini, così non vedo affatto perché il mistero dell’Incarnazione, e tutti gli<br />
altri privilegi che Dio concesse all’uomo, impediscano che egli non possa averne<br />
concessi (vale a dire: privilegi) un’altra grandissima infinità a un’altrettanta<br />
infinità di creature. E sebbene da ciò io non deduca affatto che vi siano delle<br />
creature intelligenti nelle stelle o altrove, non penso neanche che vi sia ragione<br />
alcuna per la quale si possa provare che non ve ne siano affatto; ma io lascio<br />
sempre in sospeso le questioni di questa natura, piuttosto che negare o affermare<br />
alcunché.<br />
Non è straordinario? Come, scrive insomma Descartes, Cristo è morto<br />
per tutti gli uomini, così Dio deve aver distribuito i privilegi ad un’in-<br />
18 Cfr. Bérulle, Discorso sullo stato e sulle grandezze di Gesù (1ª ed. 1623), particolarmente il<br />
Discorso VII, §1 e 3, che tratta di Dio «che forma un Uomo-Dio, come il soggetto delle sue grandezze<br />
e il colmo delle sue meraviglie».