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qui - maria vita romeo

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Etica e politica nelle «Provinciali» 89<br />

sogno della prassi la mente umana risponde foggiando massime, regole,<br />

precetti, che altro non sono che schemi astratti ma utilissimi, perché forniscono<br />

appoggio e orientamento per l’azione. Ma, se è vero che la casistica<br />

rappresenta un utilissimo strumento che fornisce consigli, richiami e<br />

illuminanti ausili a chi si trova nella necessità di deliberare quel che è moralmente<br />

doveroso fare; è altrettanto vero, però, che la casistica non può e<br />

non deve innalzare quei precetti e quelle massime al livello della universalità<br />

e della necessità, ossia al livello di norme morali assolute che debbano<br />

valere come paradigmi e dell’azione morale e della valutazione morale. Se<br />

ciò accadesse, la casistica incorrerebbe in gravi errori logici e in gravissimi<br />

distorcimenti pratici della morale.<br />

D’altronde, l’applicazione della casistica alla morale sorge dal legalismo<br />

etico, cioè da quella mentalità legalistica che, trascurando il carattere<br />

astratto, generale e di mero aiuto pratico che possiedono tutte le leggi,<br />

concepisce erroneamente tali leggi come princìpi universali della morale.<br />

In altri termini, il legalismo etico di qualsiasi colore non s’accorge che le<br />

leggi del Decalogo, del Codice, del Corpus iuris, etc., per quanto ampie e<br />

particolareggiate possano essere concepite, non esauriranno mai l’infinito<br />

numero di azioni che si vanno a realizzare nelle infinite e infinitamente<br />

varie situazioni particolari e concrete.<br />

Si suol dire che ogni legge aut iubet aut vetat; e ciò significa che ogni<br />

legge è un atto di volontà e in forma affermativa e in forma negativa. Ma,<br />

essa è un atto di volontà che ha per oggetto non già un contenuto particolare<br />

e concreto in una particolare situazione di fatto, bensì una classe o<br />

serie di azioni che, in quanto classe o serie, aiuta bensì ad orientarsi, ma<br />

resta nella generalità e non può mai prestabilire o dettare la determinata e<br />

singola azione che l’individuo morale dovrà realizzare in una determinata<br />

situazione di fatto. In breve, chi esprime concretamente una volontà non<br />

è la legge astratta e generale, bensì l’individuo che afferma una singola<br />

volizione morale, a volte rispettando a volte trasgredendo le leggi, ma<br />

sempre obbedendo all’imperativo morale che sgorga dal principio etico,<br />

che è legge universale e formale.<br />

Bisogna inoltre osservare che dal legalismo etico non deriva soltanto<br />

una certa maniera distorta di fare casistica, ma anche l’altra mala pianta<br />

della morale: ossia il permissivismo. Invero, ogni legge, proprio perché

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