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Etica e politica nelle «Provinciali» 89<br />
sogno della prassi la mente umana risponde foggiando massime, regole,<br />
precetti, che altro non sono che schemi astratti ma utilissimi, perché forniscono<br />
appoggio e orientamento per l’azione. Ma, se è vero che la casistica<br />
rappresenta un utilissimo strumento che fornisce consigli, richiami e<br />
illuminanti ausili a chi si trova nella necessità di deliberare quel che è moralmente<br />
doveroso fare; è altrettanto vero, però, che la casistica non può e<br />
non deve innalzare quei precetti e quelle massime al livello della universalità<br />
e della necessità, ossia al livello di norme morali assolute che debbano<br />
valere come paradigmi e dell’azione morale e della valutazione morale. Se<br />
ciò accadesse, la casistica incorrerebbe in gravi errori logici e in gravissimi<br />
distorcimenti pratici della morale.<br />
D’altronde, l’applicazione della casistica alla morale sorge dal legalismo<br />
etico, cioè da quella mentalità legalistica che, trascurando il carattere<br />
astratto, generale e di mero aiuto pratico che possiedono tutte le leggi,<br />
concepisce erroneamente tali leggi come princìpi universali della morale.<br />
In altri termini, il legalismo etico di qualsiasi colore non s’accorge che le<br />
leggi del Decalogo, del Codice, del Corpus iuris, etc., per quanto ampie e<br />
particolareggiate possano essere concepite, non esauriranno mai l’infinito<br />
numero di azioni che si vanno a realizzare nelle infinite e infinitamente<br />
varie situazioni particolari e concrete.<br />
Si suol dire che ogni legge aut iubet aut vetat; e ciò significa che ogni<br />
legge è un atto di volontà e in forma affermativa e in forma negativa. Ma,<br />
essa è un atto di volontà che ha per oggetto non già un contenuto particolare<br />
e concreto in una particolare situazione di fatto, bensì una classe o<br />
serie di azioni che, in quanto classe o serie, aiuta bensì ad orientarsi, ma<br />
resta nella generalità e non può mai prestabilire o dettare la determinata e<br />
singola azione che l’individuo morale dovrà realizzare in una determinata<br />
situazione di fatto. In breve, chi esprime concretamente una volontà non<br />
è la legge astratta e generale, bensì l’individuo che afferma una singola<br />
volizione morale, a volte rispettando a volte trasgredendo le leggi, ma<br />
sempre obbedendo all’imperativo morale che sgorga dal principio etico,<br />
che è legge universale e formale.<br />
Bisogna inoltre osservare che dal legalismo etico non deriva soltanto<br />
una certa maniera distorta di fare casistica, ma anche l’altra mala pianta<br />
della morale: ossia il permissivismo. Invero, ogni legge, proprio perché