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qui - maria vita romeo

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Descartes e il problema della fede 39<br />

Questo stesso testo si deve raffrontare a un brano della Prima parte<br />

del Discorso sul metodo (AT VI, 8):<br />

Avendo appreso, come cosa sicurissima, che le verità rivelate, che conducono<br />

sono al di sopra della nostra intelligenza, non ho mai osato sottoporle<br />

alla debolezza dei miei ragionamenti, e pensavo che, per tentare di esaminarle e<br />

riuscirvi, fosse necessario avere qualche straordinaria assistenza dal cielo, ed essere<br />

più che uomo.<br />

La questione è sapere se Descartes, <strong>qui</strong> come là, si contenta di affidare<br />

ad altri che a lui lo sviluppo di una buona e legittima teologia, ovvero se<br />

egli mette in questione la possibilità stessa di definirne l’ordinamento.<br />

Su questo punto io farò riferimento ad un ultimo testo su questo capitolo:<br />

quello del Collo<strong>qui</strong>o con Burman del 1648 (AT V 176; testo 62<br />

Beyssade), che parte dalla famosa formula del Discorso sul metodo, Seconda<br />

parte:<br />

Queste lunghe catene di ragioni, tutte semplicissime e facilissime, che i geometri<br />

hanno l’abitudine di utilizzare per giungere alle loro dimostrazioni più difficili,<br />

mi avevano dato l’occasione di immaginare che tutte le cose che possono<br />

essere oggetto della conoscenza degli uomini si susseguono allo stesso modo…<br />

La questione sollevata dall’intervistatore, Burman, è semplicemente la<br />

seguente: «Ma in teologia tutto ugualmente si sussegue e si concatena in<br />

tal modo?». Ed ecco la risposta di Descartes:<br />

Sì, senza alcun dubbio (imo procul dubio); ma noi non possiamo raggiungere e<br />

comprendere (consegui et intelligere) allo stesso modo la concatenazione di queste<br />

verità, poiché esse dipendono dalla rivelazione. Sicuramente non bisogna<br />

sottomettere (subjicere) la teologia ai nostri ragionamenti; che noi applichiamo<br />

alla matematica e alle altre verità, visto che la teologia non cade sotto<br />

la nostra presa (nos eam capere non possumus), e che più gli conserviamo la sua<br />

semplicità, migliore è il suo possesso.<br />

Cosa s’intende <strong>qui</strong> con la parola teologia? Apparentemente, la parola<br />

stessa di Dio, in cui tutto dev’essere in un ordine meraviglioso, ma che<br />

noi non possiamo cogliere. Non bisogna <strong>qui</strong>ndi tentare di «esaminare» le<br />

verità della teologia, cosa che e<strong>qui</strong>varrebbe a mettervi di mezzo i nostri<br />

ragionamenti; bisogna accontentarsi di mostrare che esse «non sono in<br />

contraddizione con quelle della filosofia». Facendo altro,

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