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GIUSEPPE PEZZINO
Etica e politica nelle «Provinciali»
NELLA QUINTA LETTERA, PRIMA DI ANDARE al cuore della questione
morale, Pascal affronta il rapporto esistente fra etica e politica con
una lucidità logica ed una padronanza delle problematiche categoriali che
lo pongono a pieno diritto fra i moderni pensatori della filosofia della
pratica. In effetti, se la storia del pensiero occidentale guarda al fiorentino
Niccolò Machiavelli come ad uno dei padri della modernità, per avere
egli teorizzato l’autonomia della politica rispetto alla morale, bisogna allora
riconoscere che lo stesso Pascal giganteggia nella formazione della modernità
non solo come sommo scienziato, ma anche come filosofo morale
che possiede la lucida consapevolezza della distinzione che esiste fra la categoria
o il valore della politica e la categoria o il valore della morale.
Ma accostiamoci piuttosto alla Quinta Lettera. Prima di andare dai
gesuiti, Louis de Montalte ha modo di parlare col suo amico, il quale gli
descrive la Compagnia di Gesù come un «grand corps» in cui si trovano e
convivono i rigoristi e i lassisti; quelli che fanno riferimento all’Evangelo
e ai Padri, e quelli che invece si ispirano ai nuovi casuisti; ed infine quelli
che guardano ai casuisti severi e quelli che ricorrono ai casuisti rilassati.
Si potrebbe allora pensare che questo corpo della Compagnia si trascini
malfermo e interiormente lacerato, proprio perché accoglie nel suo
seno mille anime fra loro contrastanti; e che la Compagnia medesima
non sia altro che una vacillante torre di Babele, scossa da un’accozzaglia
di opinioni le più contrastanti ed inconciliabili. In verità, le cose stanno
ben diversamente: la Societas Jesu è un «grand corps» che possiede un’unica
anima che lo governa e illumina, e un unico disegno da realizzare.
Sappiate dunque – afferma l’amico antigesuita – che il loro obiettivo non è di
corrompere i costumi, non è questo il loro intento. Però non hanno nemmeno
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