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16 Laurence Devillairs<br />
Per me, ogni volta che ho detto che Dio poteva essere conosciuto chiaramente e<br />
distintamente, non ho mai inteso parlare che di questa conoscenza finita, e<br />
adattata alla capacità delle nostre menti 31 .<br />
Di conseguenza, siamo nell’impossibilità di avere una concezione<br />
adeguata di Dio, che ne esaurirebbe tutta l’intellegibilità:<br />
Quando Dio è detto inconcepibile [inconceptibilis], si intende di un concetto<br />
che lo comprende adeguatamente [conceptu adæquate illum comprehendente] 32 .<br />
Oggetto di una conoscenza chiara e positiva, l’infinito non può essere<br />
colto in un concetto:<br />
non distinguete un’intellezione conforme al livello del nostro ingegno […] –<br />
chiunque lo esperisca a sufficienza in sé – dell’infinito, da un concetto adeguato<br />
delle cose [a conceptu rerum adæquato], quale nessuno ha 33 .<br />
La concezione adeguata è «quale nessuno ha non solo dell’infinito,<br />
ma forse neppure di alcuna altra cosa per quanto piccola» 34 . È impensabile<br />
che un intelletto creato e non creatore possa pervenire ad una conoscenza<br />
adeguata:<br />
La differenza sta nel fatto che, affinché una conoscenza sia adeguata [adæquata],<br />
devono esservi contenute tutte le proprietà che sono nella cosa conosciuta;<br />
e, perciò, solo Dio sa di avere conoscenze adeguate di tutte le cose [cogitationes<br />
rerum omnium adæquatas]. L’intelletto creato [intellectus creatus], invece, sebbene<br />
forse abbia realmente conoscenze di molte cose [adæquatam], non può tuttavia<br />
mai sapere di averle, a meno che non sia Dio a rivelarglielo in modo particolare:<br />
affinché, l’intelletto creato abbia conoscenza adeguata di una cosa, ossia<br />
sappia che Dio non ha posto in questa cosa nulla di più di ciò che tale intelletto<br />
conosce, occorre che la sua capacità di conoscere sia adeguata al potere infinito<br />
di Dio [infinitam Dei potestatem], e ciò ripugna nel modo più assoluto 35 .<br />
Avere una conoscenza adeguata dell’infinito richiederebbe di comprendere<br />
l’infinito, come esso stesso si comprende:<br />
31 AT IX, 90-91.<br />
32 Meditazioni. Terze Obiezioni e Risposte, in Opere, cit., p. 935 (AT IX, 147, VII, 189).<br />
33 Meditazioni. Quinte Risposte, cit., p. 1167 (AT VII, 365).<br />
34 Ivi.<br />
35 Ivi, p. 979 (AT IX, 171, VII, 220).