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82 Giuseppe Pezzino<br />

come unico fine quello di riformarli. Sarebbe una cattiva politica. Ecco il loro<br />

pensiero. Hanno di sé stessi un’opinione abbastanza buona per credere che sia<br />

utile e quasi necessario per il bene della religione che la loro reputazione si<br />

estenda dappertutto e che essi governino tutte le coscienze 1 .<br />

Esiste, dunque, un’anima che conferisce a quest’immenso e potentissimo<br />

corpo una vivace unità organica, garantendogli altresì un altissimo<br />

quoziente di efficienza, di efficacia, di duttilità e di agilità nel realizzare il<br />

disegno strategico generale e nel raggiungere i particolari obiettivi. Ma<br />

proprio <strong>qui</strong> Pascal procede nella distinzione fra politica e morale: lo scopo<br />

fondamentale e profondo della Compagnia non è di natura morale,<br />

con l’obiettivo di riformare o di corrompere i costumi; lo scopo, il disegno<br />

strategico dei gesuiti è invece di natura precipuamente politica, con<br />

l’obiettivo di «governare le coscienze» e di estendere ovunque l’egemonia<br />

gesuitica ad maiorem Dei gloriam, e di conseguenza per il bene del Papa e<br />

della Chiesa romana.<br />

Più precisamente, Pascal tiene a sottolineare il primato della politica<br />

nella teoria e nella prassi della Compagnia, proprio quando fa dire all’amico<br />

che l’indifferentismo etico dei gesuiti non nasce affatto da una<br />

valutazione morale, ma da un sottile calcolo politico: infatti, riformare o<br />

corrompere i costumi non è un problema all’ordine del giorno per i gesuiti,<br />

poiché una simile impresa sarebbe per la Compagnia «une mauvaise<br />

politique». In altri termini, Pascal è fortemente convinto che la <strong>vita</strong> della<br />

Compagnia ruoti attorno all’asse centrale del primato politico, e che qualunque<br />

tipo di attività, dalla teologia alla filosofia morale, dalla pedagogia<br />

all’arte, rientri in un «dessein» di carattere utilitario e politico. In simile<br />

prospettiva, a) il bene della Cristianità si riduce all’utile politico della<br />

Chiesa; b) il bisogno del sacro e il ruolo della religione declinano apertamente<br />

verso la condizione di instrumentum regni; c) il bene della Compagnia<br />

si identifica, nei casi più elevati e più raffinati, con una strategia di<br />

egemonia culturale nei confronti della società e dei gruppi dirigenti, e, nei<br />

casi più bassi e dozzinali, con una spregiudicata politica di governo delle coscienze.<br />

1 B. Pascal, Quinta lettera, in Le Provinciali, edizione con testo a fronte a cura di Carlo Carena,<br />

Torino, Einaudi, 2008, p. 89.

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