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qui - maria vita romeo

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Considerazioni sul Dio di Descartes 9<br />

L’idea, infatti, rappresenta l’essenza della cosa che, se ad essa viene aggiunto o<br />

detratto qualcosa, diviene subito l’idea di un’altra cosa […]. Ma, dopo che sia<br />

stata concepita una volta l’idea del vero Dio, per quanto possano essere scoperte<br />

in lui nuove perfezioni di cui non ci si era ancora accorti, non per questo, tuttavia,<br />

la sua idea viene aumentata, ma è soltanto resa più distinta ed espressa, poiché<br />

tali perfezioni avevano dovuto essere tutte contenute nella stessa idea che si<br />

aveva prima, dal momento che si suppone fosse vera 11 .<br />

Con questa rivendicazione della possibilità per l’intelletto finito di rappresentarsi<br />

l’essenza divina, per mezzo di un’idea, Descartes rompe esplicitamente<br />

e radicalmente con Tommaso d’A<strong>qui</strong>no, che in effetti sostiene:<br />

con una rappresentazione creata, qualunque essa sia, [non si potrà] scorgere l’essenza<br />

di Dio. Poiché l’essenza divina è qualcosa di illimitato, contenente in sé,<br />

in modo trascendente, tutto ciò che può essere significato e compreso da un intelletto<br />

creato. E ciò non può in alcun modo essere rappresentato da una specie<br />

creata 12 .<br />

Per Descartes, invece, l’essenza di Dio può essere racchiusa in un’idea<br />

che la rappresenta chiaramente e distintamente, positivamente e realmente<br />

13 . Ecco perché noi non conosciamo semplicemente dei nomina o nomi<br />

divini, determinati per astrazione e negazione a partire dagli effetti sensibili,<br />

ma conosciamo degli attributi reali, ottenuti per «riflessione» (respicientes)<br />

sull’essenza divina. È a partire dall’essenza stessa di Dio, come la<br />

fa conoscere la sua idea, che gli si attribuiscono l’esistenza e tutte le altre<br />

sue perfezioni. Ecco un altro modo, per Descartes, di opporsi ai princìpi<br />

tomisti della conoscenza di Dio:<br />

Inoltre, negli argomenti che si fanno per dimostrare l’esistenza di Dio, non è<br />

necessario prendere come termine medio della dimostrazione l’essenza o la natura<br />

di Dio […]; ma al posto della <strong>qui</strong>ddità, si prende quale termine medio l’effetto,<br />

come avviene nelle dimostrazioni <strong>qui</strong>a (ovvero induttive). E da tale effetto<br />

si desume il significato del termine Dio. Infatti tutti i nomi di Dio sono desunti,<br />

o dall’intenzione di escludere da Dio certi effetti che dipendono da lui, o da<br />

quella di indicare una somiglianza di Dio con alcuni di essi 14 .<br />

11 Meditazioni. Quinte Risposte, in Opere, cit., p. 1175 (AT VII, 371).<br />

12 Somma teologica, I a, q. 12, a. 2.<br />

13 Vedi sopra, nota 5, p. 7.<br />

14 Somma contro i Gentili, libro I, cap. XII.

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