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92 Giuseppe Pezzino<br />
Oltre al probabilismo, il secondo pilastro su cui poggia il lassismo è il<br />
metodo di dirigere l’intenzione. Metodo che, separando l’intenzione dall’azione,<br />
pretende di purificare l’intenzione di un individuo che ha commesso<br />
un’azione immorale:<br />
Andate sempre da un estremo all’altro – rispose il padre; – correggetevi da questo<br />
difetto. Infatti, per dimostrarvi che non permettiamo tutto, sappiate che,<br />
per esempio non ammettiamo mai che si abbia l’intenzione formale di peccare,<br />
col solo intento di peccare; e che di chiunque si ostina a limitare il suo proposito<br />
nel compiere il male solo per il male, noi non ne vogliamo sapere; è un atto<br />
diabolico, ed ecco che non vi sono eccezioni di età, di sesso o di rango. Ma<br />
quando non si è in questa malaugurata disposizione, allora cerchiamo di mettere<br />
in pratica il nostro metodo di dirigere l’intenzione, consistente nel proporsi<br />
per fine delle proprie azioni un oggetto lecito. Non che, per quanto possiamo,<br />
non cerchiamo di distogliere la gente dalle cose proibite; ma quando non possiamo<br />
impedire l’azione, purifichiamo perlomeno l’intenzione; e così correggiamo<br />
il difetto del mezzo con la purezza del fine 17 .<br />
Come si può ben notare, nell’immoralissima direzione dell’intenzione<br />
non si pratica soltanto la separazione fra l’intenzione e l’azione, ma addirittura<br />
si separa ulteriormente l’atto volitivo. In breve, si separa un tipo di<br />
atto volitivo, ben reale e legato alla situazione concreta, che si chiama<br />
“volontà”, da un altro tipo di atto volitivo, solamente pensato o immaginato,<br />
che si chiama “intenzione”. Con questa sorta di specchio deformante,<br />
in cui a volte l’intenzione è buona e la volontà cattiva, e viceversa,<br />
ogni misfatto può essere purificato con una frode morale. In verità, la<br />
morale non solo non ammette la separazione della volontà dall’intenzione,<br />
ma addirittura non separa mai l’azione dalla volontà.<br />
Beninteso, nessuno mette in dubbio che una legge, se considerata iniqua,<br />
dev’essere combattuta apertamente. Ma ciò non vale per la legge morale:<br />
insomma, non si può ammettere un’etica che teorizzi la frode della<br />
legge morale, anche perché avremmo la contraddizione di una morale immorale,<br />
che realizza artificiosamente la frode contro la coscienza morale.<br />
Da <strong>qui</strong> sorge quell’antipatia e quel sospetto verso certi uomini che si<br />
presentano di buon cuore e di buone intenzioni, ma impotenti a fare il<br />
17 Settima lettera, pp. 143-5.