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qui - maria vita romeo

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90 Giuseppe Pezzino<br />

comanda o vieta una classe di azioni in generale, reca con sé ine<strong>vita</strong>bilmente<br />

il concetto di legalmente indifferente, la facoltà di fare o non fare,<br />

il lecito, il permissivo. Ma, quando dal legalmente indifferente si passa per<br />

errore al moralmente indifferente, allora si dà un colpo mortale all’intero<br />

corpo dell’etica. Infatti, il concetto di “moralmente indifferente” non solo<br />

è contraddittorio, giacché è inconcepibile un imperativo morale, assoluto<br />

e incondizionato, che lascia spazi all’indifferente e al permissivo; ma<br />

è anche fonte di storture morali, giacché ingenera nelle coscienze la fallace<br />

idea che la legge morale sia qualcosa di astratto, il cui contenuto si<br />

possa arbitrariamente adattare, modificare, e il cui comando si possa in<br />

certi casi ignorare 14 .<br />

In una prospettiva permissivistica si muove, nella Sesta Lettera, il padre<br />

gesuita che candidamente si ispira a Escobar, per individuare tutto<br />

quello che è «permesso ed indifferente» nel caso in cui delle persone di<br />

coscienza siano costrette a «servire padroni dissoluti»:<br />

Abbiamo tenuto conto nei loro riguardi della sofferenza che provano, quando<br />

sono persone coscienziose, a servire padroni dissoluti. Poiché, se non eseguono<br />

tutte le missioni di cui li incaricano, perdono la loro posizione; e se obbediscono<br />

hanno del rimorso. È per confortarli che i nostri Ventiquattro padri a p. 770<br />

hanno indicato i servigi che possono prestare in coscienza sicura. Eccone qualcuno:<br />

Portare lettere e regali, aprire le porte e le finestre, aiutare i padroni a salire<br />

alla finestra, tenere la scala durante la salita: tutto questo e permesso e indifferente 15 .<br />

In quest’ultimo caso, appare chiaro che nel fenomeno del permissivismo<br />

etico si annida l’arbitrarismo morale. In effetti, se l’individuo si abbandona<br />

totalmente al legalismo etico, e <strong>qui</strong>ndi s’illude di avere nelle leggi<br />

la ricetta e la guida per tutte le decisioni, quando nel vivo dell’azione si<br />

troverà abbandonato dalle leggi, allora si affiderà alla guida del proprio<br />

arbitrio. L’arbitrio, purtroppo, non è guida, ma assenza di guida; e nell’etica<br />

esso non è azione morale, ma caos morale.<br />

Gesuiti o non gesuiti, i lassisti possono ad libitum ampliare o restringere<br />

il campo del moralmente indifferente, evidenziando i dubbi e l’impotenza<br />

delle leggi quando vengono scambiate per princìpi morali uni-<br />

14 Cfr. P. Serini, Pascal, Torino, Einaudi, 1942, pp. 182-3.<br />

15 Sesta lettera, p. 133.

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