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qui - maria vita romeo

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Considerazioni sul Dio di Descartes 13<br />

to, quando è l’oggetto di una conoscenza razionale. Non comprendere è<br />

il segno che la nostra conoscenza è buona conoscenza di Dio. L’incomprensibilità<br />

dà la garanzia che non si ha a che fare con un semplice Dio<br />

dei filosofi, i cui predicati ci sarebbero noti e di cui potremmo dare una<br />

definizione genetica. Vi è il Dio dei filosofi, solo quando Dio non è conosciuto<br />

nella sua infinità, ma ridotto ad un essere finito:<br />

non concepiamo [non concipimus] le perfezioni e gli attributi di Dio, ma li intendiamo<br />

[sed intelligimus]; e quand’anche li concepissimo, li concepiremmo<br />

[concipimus] come indefiniti 26 .<br />

Dio è dunque allo stesso tempo «maxime cognoscibilis et effabilis». Ed<br />

è appunto per convalidare questo paradosso dell’incomprensibile intelligibilità<br />

di Dio che Descartes ricorre ad Agostino:<br />

Il passo di sant’Agostino relativo al fatto che Dio è ineffabile, non dipende che da<br />

una piccola distinzione facile da intendere. Non possiamo abbracciare con parole<br />

e neppure comprendere con la mente tutto quel che vi è in Dio, e per questo<br />

Dio è ineffabile e incomprensibile [Deus est maxime Cognoscibilis et Effabilis].<br />

Tuttavia, ci sono in Dio, o spettano a Dio, molte cose che possiamo toccare con<br />

la nostra mente ed esprimere con parole, e perfino di più che in qualsiasi altra<br />

cosa; e perciò, in questo senso, Dio è massimamente conoscibile ed esprimibile 27 .<br />

Ecco l’affermazione originale di Agostino, nel De Doctrina christiana:<br />

neanche Dio potrebbe essere detto inesprimibile poiché, soltanto nel dirlo, si<br />

esprime qualcosa. Si verifica in ciò non so quale contraddizione in termini […].<br />

D’altronde, è meglio e<strong>vita</strong>re col silenzio questa battaglia di termini che placarla<br />

con le parole 28 .<br />

26 Collo<strong>qui</strong>o con Burman, in R. Descartes, Opere postume 1650-2009, testo francese e latino a<br />

fronte, a cura di G. Belgioioso, Milano, Bompiani, 2009, p. 1261 (AT V, 154). Cfr. il commento<br />

di J.-M. Beyssade, Entretien avec Burman. RSP ou le Monogramme de Descartes, Paris, PUF, 1981,<br />

p. 174.<br />

27 «Il passo di sant’Agostino relativo al fatto che Dio è ineffabile, non dipende che da una<br />

piccola distinzione facile da intendere. Non possumus omnia quæ in Deo sunt verbis complecti, nec<br />

etiam mente comprehendere, ideoque Deus est Ineffabilis et Incomprehensibilis; sed multa tamen sunt<br />

revera in Deo, sive ad Deum pertinent, quæ possumus mente attingere ac verbis exprimere, imo etiam<br />

plura quam in ulla alia re, ideoque hoc sensu Deus est maxime Cognoscibilis et Effabilis» (Lettera di<br />

Descartes a Mersenne, Leida, 21 gennaio 1641, in Tutte le lettere, cit., p. 1381) (AT III, 284).<br />

28 De Doctrina christiana, 11, I, VI, 6. Questa distinzione tra intellegibilità e incomprensibilità<br />

si ritrova ugualmente nel De Ci<strong>vita</strong>te Dei, XXI, 10; XII, 18.

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