Siciliani Illustri - Mariolinopapalia.It
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Francesco Ferrara<br />
Economista, nato il 7 dicembre 1810 e morto a il 22 gennaio 1900. Partecipò alla rivoluzione<br />
del 1848 e fece parte della delegazione che si recò a Torino per<br />
offrire la corona di Sicilia al duca di Genova, Ferdinando Alberto Amedeo, secondogenito di<br />
Carlo Alberto.<br />
Rimasto nella capitale piemontese per sfuggire alla persecuzione dei Borboni nel frattempo<br />
restaurati sul trono, vi tenne la cattedra di Economia politica all'Università. Costretto a lasciare<br />
Torino, nel 1859 ottenne la cattedra all'Università di Pisa, dove entrò in contatto con i moderati<br />
Ricasoli e Ridolfi ed operò in senso autonomistico e federalistico sul processo di unificazione<br />
nazionale. Nel settembre 1860, nominato direttore dei dazi indiretti, tornò a Palermo,<br />
interrompendo per alcuni anni la sua carriera di docente. Nel 1862 venne chiamato a Torino da<br />
Quintino Sella come consigliere della Corte dei Conti e con lo statista piemontese collaborò<br />
lealmente nell'edificazione del sistema tributario e finanziario del nuovo stato. Nel 1867<br />
divenne Ministro delle Finanze, ma si dimise ben presto per l'opposizione che incontrò il suo<br />
progetto della soppressione del corso forzoso dei biglietti di banca e dell'istituzione della tassa<br />
sul macinato, indispensabili nel suo programma finanziario di risanamento del bilancio dello<br />
Stato. Nel 1868, fondata a Venezia la R. Scuola superiore di commercio, ne fu nominato<br />
direttore, ma vi insegnò brevemente soltanto durante l'anno scolastico 1872-73. Nel 1874 fu<br />
tra i fondatori della Società di economia politica Adamo Smith. Nel 1881 venne nominato<br />
senatore del Regno. È sepolto nel Pantheon di San Domenico. Le sue opere complete (di<br />
statistica, di economia politica e finanziaria) sono state pubblicate in undici volumi, tra gli anni<br />
1955-86, sotto gli auspici dell' AB.1. (Associazione Bancaria <strong>It</strong>aliana) e della Banca d'<strong>It</strong>alia.<br />
Rosario Bagnasco<br />
Patriota. Nato nel 1810. Personaggio più in vista della famiglia, che comprendeva il fratello<br />
Francesco (1790 - 1849) e probabilmente un Giuseppe, che abbiamo rinvenuto nel Mira;<br />
quest'ultimo fu autore di un opuscolo, pubblicato anonimo che circolò clandestinamente nel<br />
1847: Protesta del popolo delle due Sicilie.<br />
Francesco aveva preso attivamente parte ai moti del 1820 e, il 9 gennaio 1848, aveva fatto<br />
affiggere clandestinamente, nelle principali vie cittadine un manifesto di sfida ai borboni (pare<br />
su suggerimento di Rosario). Dopo la restaurazione venne arrestato e portato nella Cittadella<br />
di Messina, dove morì. Rosario aveva organizzato nel 1848 a Palermo il Circolo popolare, in cui<br />
si riconoscevano e si raccoglievano personaggi di tendenze repubblicane, come Rosolino Pilo ed<br />
altri meno noti. L'esempio venne imitato anche nel resto dell'isola. Le ostilità del governo e di<br />
altri moderati lo spinsero a scrivere opuscoli e pamphlets come la Difesa del Circolo popolare di<br />
Palermo. AI rientro dei Borboni, fu costretto all'esilio, prima a Malta e poi in Francia, dove<br />
continuò assieme ad altri fuoriusciti l'attività antiborbonica, ent(ando pure in contatto con<br />
l'organizzazione di Giuseppe Mazzini. Dopo la rivoluzione del 1860 rientrò a Palermo e fondò<br />
nel 1861 la Società degli Operai, organizzando un partito d'azione che si faceva fautore<br />
dell'intervento armato per liberare Venezia e Roma. Impegnatosi attivamente nella politica, lo<br />
troviamo nel 1865 nelle elezioni, per i democratici; prese posizione nei moti del 1866 contro la<br />
repressione governativa e attaccando l'allora sindaco Starrabba di Rudinì, responsabile ai suoi<br />
occhi di non avere agito per il bene di Palermo. Morì a Palermo nel 1879.<br />
Giambattista Calvello<br />
Storico. Nato nel 1810 da Luigi, magistrato e fedele suddito borbonico, e da Francesca<br />
Garofalo; studiò nel Collegio dei Barnabiti di Caravaggio e frequentò l'Università a Napoli; qui<br />
entrò in contatto con ambienti liberali e Luigi Settembrini, pur rimanendo al di fuori<br />
di attività politiche. I suoi studi gli consentirono di ottenere una certa notorietà dal 1841,<br />
quando pubbli· cò un saggio sul diritto di proprietà letteraria. Insegnò italiano e latino; si<br />
dedicò totalmente all'educazione dE giovani, il che gli valse una serie di riconoscimenti pub<br />
blici ed economici dal 1862 quando ricevette l'incaric{ dell'insegnamento di Storia antica<br />
nell'Università di Napoli. Notevoli furono le sue intuizioni storiche, con fermate dagli studi in<br />
Francia ed in Germania; non pu~ blicò molto, malgrado gli incoraggiamenti dei suoi numerosi<br />
estimatori tra i quali Francesco De Sanctis.<br />
Morì a Napoli il 4 novembre del 1874.<br />
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