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Siciliani Illustri - Mariolinopapalia.It

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Giovanni Patricolo<br />

Nato a Palermo il 16 Agosto 1789 dal Regio Capo Mastro Giuseppe Patrico ed ivi morto il 7<br />

Marzo 1861. Avendo manifestato fin da adolescente una propensione per il disegno e la<br />

pittura, fu dal padre raccomandato, all’età di sedici anni, al pittore Giuseppe Velasco.<br />

Prese i voti come sacerdote diocesano presbitero a soli 24 anni nel 1813. Nel periodo<br />

immediatamente successivo all’ordinazione si risvegliò in lui la passione per le belle arti: iniziò<br />

a dipingere a tempera e a realizzare presepi che, come afferma il Gallo, furono molto<br />

apprezzate.<br />

In questi stessi anni Giovanni Patricolo iniziò a frequentare gli studi di Vincenzo Riolo e di<br />

Giuseppe Patania; quest’ultimo gli insegnò la tecnica della pittura ad olio, influenzandone lo<br />

stile. Un cambiamento nell’iter artistico si ebbe dopo l’illuminante restauro, commissionato dal<br />

principe Lanza, di due dipinti di Pietro Novelli, rappresentanti due santi Domenicani Martiri. Egli<br />

rimase colpito dal pittore monrealese, tanto da volerne ben presto emulare lo stile. In seguito,<br />

però, avvertito il bisogno di migliorare la propria tecnica artistica, trovò una sintesi tra il<br />

chiaroscuro dei quadri del Novelli che si trovavano a Palermo e gli insegnamenti del Riolo e del<br />

Patania, formando così uno stile proprio, ‘energico’ e raffinato.<br />

In gara con il Riolo ed il Patania, eseguì diverse incisioni ad acquaforte e anche dei trasparenti<br />

ad olio con figure allegoriche per il giorno dell’inaugurazione della statua di S.M. Francesco I e<br />

con soggetti sacri come quello rappresentante Gesù Cristo che lava i piedi agli apostoli per la<br />

Chiesa di Santa Caterina.<br />

Giovanni pose una cura particolare al disegno, sulla scorta degli insegnamenti del Velasco; da<br />

quest’ultimo ottenne più volte l’incarico della direzione dell’Accademia del Nudo, presso la<br />

quale comunque tenne anche un insegnamento nel 1821.<br />

A lui si deve il merito di avere introdotto per primo l’uso di dipingere in modo policromo le tele<br />

quaresimali della settimana Santa.<br />

Nella maggior parte dei suoi dipinti predominano i soggetti sacri, appositamente commissionati<br />

dai più importanti ordini religiosi e monastici del periodo. L’attività dell’abate Patricolo si<br />

registra e trova uno spazio privilegiato soprattutto negli ambienti claustrali, molto spesso<br />

inclini ad affidargli incarichi artistici a motivo del suo status. Purtroppo oggi poco rimane di<br />

questa enorme produzione, andata distrutta nel tempo o dispersa specialmente durante la<br />

soppressione degli ordini religiosi nel periodo postunitario; un’eccezione in tal senso è<br />

costituita dal monastero di Santa Caterina e dal convento dei PP. Redentoristi di Uditore a<br />

Palermo, che conservano ancora oggi testimonianza della vastità e della ricchezza dei suoi<br />

interessi artistici.<br />

Rappresentò anche soggetti epici, accordando una preferenza speciale alle tematiche dotate di<br />

particolare accento patetico (La morte di Didone, La morte di Clorinda, La morte di Patroclo,<br />

Priamo ai piedi di Achille). Curò inoltre soggetti tratti dalla storia siciliana, di spirito romantico<br />

(si veda, ad esempio, la tela rappresentante Roberto il Guiscardo ed il conte Ruggero che<br />

restituiscono la chiesa palermitana a Nicodemo nella volta della Stanza gialla del Palazzo Reale<br />

di Palermo), e soggetti mitologici, come quelli espressi nella galleria alla Pompeiana e quella<br />

adiacente, nell’appartamento del Conte di Siracusa presso lo stesso Palazzo Reale. Altre opere<br />

degne di nota sono altresì La deposizione dalla croce nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio,<br />

Il battesimo di Gesù e La decollazione del Battista nella chiesa del Collegio di Sciacca e<br />

L’Assunta nella chiesa eponima di Palermo.<br />

Francesco Paolo Patricolo<br />

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