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Siciliani Illustri - Mariolinopapalia.It

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Domenico Benedetto Gravina<br />

Benedettino, studioso di storia naturale e di arte, nato il 28 settembre 1807 e morto nel 1886.<br />

Era di famiglia nobile: il padre Giuseppe, discendeva dai principi di Comitini, e la madre,<br />

Teresa, era una Requisenz dei principi di Pantelleria. Giovanissimo, entrò nel monastero<br />

benedettino di Monreale, mutando il proprio nome di battesimo Francesco in quello di<br />

Domenico Benedetto.<br />

Appassionato di belle arti e di storia naturale, studiò da autodidatta il disegno, l'architettura, e<br />

la storia naturale, in particolare l'entomologia e la malacologia. Tenne lezioni di fisica e di<br />

filosofia, materia quest'ultima che insegnò anche nel Monastero di Montecassino, dove era<br />

stato trasferito nel 1839.<br />

Visse nei monasteri di Cesena e di Perugia, e in quest'ultimo illustrò il celebre coro ligneo,<br />

eseguito sui disegni di Raffaello.<br />

Nel 1852 tornò a Monreale. Lasciò numerose opere, tra le quali ricordiamo: Alcune note sulle<br />

antichità di Sicilia (1839); Dissertazione fisico-teologica sull'origine dell'anima (1870). La più<br />

importante è certamente /I Duomo di Monreale (1859-70), illustrato con 90 tavole<br />

cromolitografiche. Di carattere religioso è invece un libro, uscito dai torchi di F.<br />

Lao nel 1870, che gli procurò le critiche della rivista dei gesuiti "Civiltà cattolica", Su lo origine<br />

dell'anima e talune verità teologiche che ne dipendono, dissertazione fisica teologica.<br />

Guglielmo Tumer<br />

Matematico e gesuita. Nato a Palermo nel 1807, entrò nel 1832 nella Compagnia di Gesù.<br />

Insegnò matematica ed ebraico a Palermo, fu superiore della Casa professa dei Gesuiti,<br />

membro dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo; nel 1837 gli fu affidata la<br />

cattedra di matematica sublime nel Collegio Massimo.<br />

Tra le sue opere ricordiamo: Difesa della Compagnia di Gesù contro antiche e recenti calunnie,<br />

pubblicato a Napoli nel 1849; Istituzioni di algebra elementare del 1850; uscì invece anonimo<br />

Indirizzi al clero per quelle funzioni sacre nelle quali vi è l'assistenza di coro della chiesa di<br />

Casa Professa della Compagnia di Gesù; ed infine le Osservazioni intorno ad alcune<br />

proposizioni di Romagnosi relative ai primitivi concetti geometrici, pubblicato nel giornale di<br />

Napoli "Scienza e fede" del 1846.<br />

Giuseppe Meli<br />

Artista nato nel 1807, studiò ragioneria ed entrò nell'Amministrazione borbonica.<br />

Contemporaneamente frequentò l'Accademia del nudo e fu allievo del Patania. Nel 1833 lasciò<br />

l'impiego e, su esortazione del Lo Forte, si recò prima a Napoli e poi a Roma, dove studiò i<br />

grandi del Rinascimento e frequentò il Camuccini. Fu anche più volte a Firenze col pittore<br />

Andrea D'Antoni. Nel 1842 ritornò definitivamente a Palermo. Affrescò numerose chiese<br />

siciliane, fra le quali ricordiamo le Matrici di Caltabellotta e di Chiusa Sclafani, la Chiesa Latina<br />

di Palazzo Adriano e la Chiesa di S. Francesco di Paola a Palermo, dove lavorò a lungo. Sono di<br />

sua mano gli affreschi degli emicicli della Villa Giulia e le decorazioni a tempera del palazzo<br />

Tasca. Svolse intensa attività critica, diresse importanti scavi archeologici e fu direttore del<br />

Museo di Palermo. Morì nel 1893.<br />

Giuseppe Bagnasco<br />

Pittore nato nel 1807 da Rosario, scultore in legno, fu allievo del Velasco, del Patania e del<br />

Riolo. Fu un fervente patriota. Dipinse i sipari dei teatri Garibaldi e<br />

Bellini. Nel primo raffigurò l'eroe dei due mondi alla Fontana Pretoria, riscuotendo entusiastici<br />

apprezzamenti all'inaugurazione del teatro nel 1862; nel secondo effigiò il Parnaso. La "cromia<br />

vivacissima che rendeva ricchi e festosi i suoi ritratti", come scrive la Accascina, gli procurò i<br />

favori dell'aristocrazia palermitana che lo elesse a suo ritratti sta. L'artista si spense nel 1882.<br />

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