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Siciliani Illustri - Mariolinopapalia.It

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Salesio Balsano<br />

Patriota, uomo politico, nato nel 1819 e morto l' 8 settembre 1894. Il 2 febbraio 1848 il<br />

Comitato gen rale rivoluzionario, dopo lo scoppio della rivoluzione avvenuta il precedente 12<br />

gennaio, per fronteggiare necessità dell'eccezionale momento, si era costituito in Governo<br />

provvisorio e suddiviso in quattro comitati: il primo, per gli Affari di guerra e marina; il<br />

secondo delle Finanze; il terzo della Giustizia, Culto e Sicurezza interna; il quarto<br />

dell'Amministrazione civile, Istruzione pubblica e Commercio. Balsano fece parte di<br />

quest'ultimo, che era presieduto da Pietro Lanza, principe di Scordia. Appartenente ad una<br />

famiglia aristocratica (i baroni della Daina), originaria di Vicari, nell'ultimo periodo borbonico<br />

aveva ricoperto la carica di senatore e di governatore dell'ospedale San Saverio. Dopo la<br />

proclamazione dell'unità d'<strong>It</strong>alia, fu il primo sindaco di Palermo e rimase in carica dall' Il lugliO<br />

1861 al IO novembre 1862. Tornò per una seconda volta alla massima carica cittadina, dal 22<br />

dicembre 1866 al 22 ottobre 1868. Dall' I I agosto 1879 al 7 agosto 1881 fu anche presidente<br />

del Consiglio provinciale (il quinto, dopo Mariano Stabile, Giulio Benso duca della Verdura,<br />

Nicolò Turrisi Colonna e Francesco Paolo Perez).<br />

Francesco Antonio Casella<br />

Giurista e storico. Nato nel 1819 da Francesco Angelo, ufficiale di Murat e poi generale sotto i<br />

Borboni, e da Antonietta Foresta della Scaletta. Portati a compimento gli studi di<br />

giurisprudenza, entrò nell'affermato studio napoletano di Martini Serra. Fu in contatto con gli<br />

ambienti culturali partenopei ed in particolare con Spaventa, Luigi Settembrini e Carlo Troya;<br />

assieme a quest'ultimo si cimentò nel 1844 alla fondazione della Società di Storia Patria. La<br />

sua carriera di magistrato fu brillante e costellata di successi: giudice civile nel 1842, giudice<br />

della gran corte militare nel 1848, sostituto procuratore generale, nel 1852. Il 3 giugno del<br />

1859 divenne, su incarico di Francesco Il, ministro di Polizia generale. Per i suoi atteggiamenti<br />

di rinnovamento venne rimosso dall'incarico nel 1859. Nel 1860 dallo stesso Garibaldi venne<br />

rimosso dalla carica di consigliere della Corte suprema; dopo un breve periodo di lontananza<br />

dall'attività ritornò alla professione di avvocato e nel 1869 venne nominato Consigliere di<br />

Cassazione. Nel 1893 si ritirò dall'attività. Della sua produzione a stampa, ricordiamo: la cura<br />

dell'opera di Granito Storia della congiura del principe di Macchia, pubblicato a Napoli nel<br />

1862; avendo rinvenuto un libretto di Giovambattista Vico ne curò l'edizione. A margine della<br />

sua attività sappiamo che fu un attento collezionista di libri; in particolare la sua collezioni di<br />

oltre mille operette ( di cui egli stesso aveva redatto a Napoli nel 1875 il Catalogo di operette<br />

italiane stampate nel corso del XIX secolo per cura di vari editori e per lo maggior parte in<br />

piccolo numero di esemplari) pubblicate in occasione di matrimoni venne venduta (dopo la sua<br />

morte avvenuta a Napoli il I aprile del 1894) alla Deutsche Staatsbibliotheck di Berlino nel<br />

1926.<br />

Michele Zappulla<br />

Architetto, allievo di Carlo Giachery e docente universitario, nacque nel 1819. In sintonia con la<br />

parte più avanzata della cultura dei suoi tempi, esaltò l'insegnamento tecnico, in particolare<br />

per quanto concerne l'applicazione all'architettura civile delle tecniche costruttive in metallo,<br />

pur rifiutando la corrente eclettica ed essendo un fautore del ritorno «all'armonia<br />

cinquecentesca». Nelle sua qualità di architetto direttore del Comune diresse i cantieri di<br />

numerose opere pubbliche.<br />

Vincenzo Fuxa<br />

Patriota, garibaldino, nato il 28 gennaio 1820 e morto a Bagheria il 9 agosto 1903. Prese parte<br />

attivamente alla rivoluzione del 1848, dapprima al comando del I battaglione fanteria<br />

dell'esercito siciliano, più tardi come comandante militare del distretto di Nicosia.<br />

Dopo il ritorno dei Borboni, fu costretto a vivere in esilio. Fece parte della schiera dei 43<br />

siciliani che salpò da Quarto con i Mille, e dopo lo sbarco fu mandato da Garibaldi in missione<br />

dapprima a Castelvetrano e poi, insieme a La Masa, a Gibilrossa.<br />

Avvenuta l'annessione della Sicilia al Piemonte, fu nominato colonnello onorario ed insignito<br />

della croce di cavaliere dell'Ordine Militare Savoia. Nel 1862 entrò nell'esercito regolare italiano<br />

con il grado di maggiore, ma vi rimase appena due anni. Animo fiero, e quasi solitario, non<br />

chiese né volle mai compensi ed onori, e trascorse gli ultimi anni dell'esistenza a Bagheria,<br />

appartato e quasi ignorato da tutti.<br />

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