Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato
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«Machiavelli il rivoluzionario» <strong>di</strong> Ugo Dotti 21<br />
nel sostegno, prima, allo «stato de’ Me<strong>di</strong>ci», poi nel consolidamento dello<br />
«stato libero» dopo la cacciata <strong>di</strong> Piero. Ciò che era lodato in quell’uomo<br />
politico, che soffrì «fine indegno della vita e della bontà sua», non può valere<br />
per lo stesso Machiavelli? D’altra parte, non vedrei il suo atteggiamento<br />
nei confronti <strong>di</strong> Savonarola espresso unicamente dalla famosa lettera<br />
al Bechi 6 ,seteniamo conto delle espressioni <strong>di</strong> «riverenza» che usa<br />
per il frate in altri scritti. Non è daescludere che in un primo momento<br />
Machiavelli non fosse del tutto avverso a quel governo, che vide appunto<br />
gonfaloniere Francesco Valori, e ne prendesse le <strong>di</strong>stanze soltanto dopo la<br />
condanna a morte dei «cinque citta<strong>di</strong>ni» e il rifiuto del loro appello al popolo,<br />
in violazione <strong>di</strong> una legge da poco votata, un episo<strong>di</strong>o criticato<br />
aspramente nei Discorsi sopra la prima deca <strong>di</strong> Tito Livio (I, 45).<br />
Se vogliamo scorgere qualche <strong>di</strong>fferenza essenziale fra la biografia <strong>di</strong><br />
Ridolfi e quella <strong>di</strong> Dotti, basterà esaminare le pagine de<strong>di</strong>cate dai due<br />
scrittori al Principe eaiDiscorsi. Vorrei però premettere un particolare.<br />
Non posso tacere il mio <strong>di</strong>ssenso nei confronti dell’in<strong>di</strong>cazione, data da<br />
entrambi, <strong>di</strong> un’interruzione nella stesura dei Discorsi, incui viene identificato<br />
− per quel che riguarda i primi capitoli − il misterioso trattato delle<br />
repubbliche, cui si accenna all’inizio del secondo capitolo del Principe.<br />
Si afferma che nel 1513, appena liberato dal carcere e ancora dolorante<br />
per i «sei tratti <strong>di</strong> fune in su le spalle», Machiavelli avrebbe subito steso<br />
ben <strong>di</strong>ciotto capitoli dei Discorsi, per interrompersi arrivato al punto in<br />
cui <strong>di</strong>mostra che «uno popolo corrotto, venuto in libertà, si può con <strong>di</strong>fficultà<br />
gran<strong>di</strong>ssima mantenere libero», e de<strong>di</strong>carsi al nuovo «opusculo».<br />
Mi domando se fosse davvero possibile una così rapida scrittura <strong>di</strong> quei<br />
capitoli: so bene che si tratta <strong>di</strong> Machiavelli, ma anche per un intelletto<br />
come il suo, poco più <strong>di</strong>cinque mesi mi sembra uno spazio <strong>di</strong> tempo assai<br />
breve per la redazione <strong>di</strong> pagine tanto impegnative. Per parte mia,<br />
preferisco lasciare in sospeso tali questioni: confesso che non riesco a interessarmi<br />
alle illazioni su particolari impossibili da stabilire, e provo solo<br />
fasti<strong>di</strong>o per l’almanaccare sulla data <strong>di</strong> composizione <strong>di</strong> de<strong>di</strong>che o <strong>di</strong> capitoli,<br />
cui si appassionano con mal riposto fervore taluni stu<strong>di</strong>osi dei nostri<br />
giorni. Di questo lavoro <strong>di</strong> Dotti apprezzo dunque il tono deciso con<br />
cui, riprendendo un passo <strong>di</strong> Chabod, collega strettamente il capitolo fi-<br />
6 Nel parlare <strong>di</strong> quella lettera e svolgendo le opportune considerazioni, Dotti data con precisione<br />
quegli eventi (pp. 29 sgg.); curiosamente, invece, nell’introduzione (p.17), accetta l’anno<br />
fiorentino ab incarnatione e parla della lettera come se fosse stata scritta nel 1497. «Quandoque<br />
bonus dormitat Homerus».