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Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato

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Una visita al monastero <strong>di</strong> San Vincenzo Ferreri in <strong>Prato</strong> 59<br />

piacere a Caterina de’ Ricci, prontissima a capire la sofferenza <strong>di</strong> ogni<br />

giovinezza).<br />

La cappella della Madonna <strong>di</strong> Loreto, fatta costruire in fondo all’Orto secondo le<br />

misure della Santa Casa<br />

L’altra grande pala già commissionata a Michele Tosini nel monastero<br />

vincenziano verso il 1560, con l’Apparizione della Madonna <strong>di</strong> Loreto,<br />

fu purtroppo circondata nel 1743 da una scena per la “Madonna apparsa<br />

nell’Empireo”, da angioli che giocano con serti <strong>di</strong> fiori, monelleschi<br />

e petulanti, e fu schiacciata infine da due guar<strong>di</strong>ani in finta scultura, Anna<br />

e Giovacchino, messi per <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> profezia ispirata, in realtà<br />

stendardeschi e te<strong>di</strong>osi. L’opera invero era stata concepita dai primi costruttori<br />

della cella come apparizione solitaria, al confine <strong>di</strong> un grande orto,<br />

come fonte <strong>di</strong> un patto <strong>di</strong> protezione dato per sempre. Ora si trova<br />

infelice e isolata, nei terreni che il monastero ha ceduto al Pio Istituto S.<br />

Caterina de’ Ricci per signore anziane, ed è quin<strong>di</strong> avulsa malamente<br />

dall’itinerario della lettura domenicana.<br />

Al primo entrare in questa Cappella, complice anche l’atmosfera germinante<br />

<strong>di</strong> primavera, l’impressione che danno le quadrature e gli sfondati<br />

è <strong>di</strong>una festa che varca i limiti del mondo. Ma basta una riflessione<br />

breve, e subito ci apparirà fasti<strong>di</strong>oso il contrasto con l’interna visione che<br />

ebbe il fondatore, l’abate Alessandro Rossetti da Ferrara, messo alle strette<br />

da suor Caterina, quando nel 1559 tornava dal pellegrinaggio a Loreto<br />

ed era ospite qui «per grazia e volere <strong>di</strong> Dio».<br />

Anzitutto l’abate intendeva ottenere un’immagine raccolta, con un<br />

paesaggio che rievocasse un cammino <strong>di</strong> penitenza; attorno sarebbe rimasta<br />

la purezza dei muri a calce. È bensì vero che gli angeli sopravvenuti<br />

sulla scena, quasi api che si gingillano a magnificare la “Vergine gloriosa”,<br />

ci fanno <strong>di</strong>menticare per qualche istante le sproporzioni atmosferiche e il<br />

parossismo del brio e del tocco, a cui avevano portato molti improvvi<strong>di</strong><br />

frescanti. Si <strong>di</strong>a merito dunque a questi gigli <strong>di</strong> felicità, che fanno esercizi<br />

d’agile equilibrio; ma poi si torni alla serietà del quadro che abbiamo <strong>di</strong><br />

fronte, in cui gli oli <strong>di</strong> trementina dell’ultimo restauro rendono ancor più<br />

inafferrabili le gradazioni del rosso, con un impegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>aloghi e <strong>di</strong> letture,<br />

fra le quali si leva il simulacro trascendente <strong>di</strong> Maria, svelato come<br />

in una funzione <strong>di</strong> primo mattino.<br />

Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> quel medaglione si <strong>di</strong>radano strie <strong>di</strong> nubi quasi melanconiche,<br />

con la veduta del santuario, a cui forse non sarà dato tornare.<br />

Tutto è concentrazione, nonostante le acconciature delle sante, lo stu<strong>di</strong>o<br />

ossessivo delle mani e il trascolorare dello sfumato entro la fermezza delle

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