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Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato

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66 Alessandro Savorelli<br />

gerarchia iconografica pubblica chiaramente riconoscibile all’interno e<br />

all’esterno. Gli elementi per mezzo dei quali le città sisono autoraffigurate<br />

sono svariati: l’arte, iconologia dei santi patroni, monumenti (<strong>di</strong>ventati<br />

presto essi stessi icone significative: come i palazzi comunali, le mura,<br />

le torri, la cattedrale), apparati allegorici, simboli aral<strong>di</strong>ci. Questi ultimi<br />

(molti dei quali scomparsi) furono mutuati in origine dal mondo della cavalleria<br />

feudale che per prima ne fece uso e hanno poi assunto significati e<br />

usi molto <strong>di</strong>versi all’interno dell’universo urbano.<br />

<strong>Prato</strong>, forse perché città nuova, priva del prestigio delle antiche civitates,<br />

èstata uno dei più vivaci tra questi laboratori figurativi. Non credo si<br />

sia mai notato a sufficienza che in breve arco <strong>di</strong> tempo, essa ha riprodotto<br />

più volte la propria immagine fisica − tra ideale e realistica − in gran<strong>di</strong><br />

opere pittoriche: si pensi alla veduta della città nell’affresco del Palazzo<br />

Pretorio (attribuito a Pietro <strong>di</strong> Miniato, 1415 circa), <strong>di</strong> poco posteriore a<br />

quella <strong>di</strong> Agnolo Gad<strong>di</strong> nella cappella del Sacro Cingolo in Duomo, e<br />

anteriore <strong>di</strong> vent’anni all’affresco <strong>di</strong> Paolo Uccello nella Cappella dell’Assunta,<br />

in cui non è <strong>di</strong>fficile riconoscere una trasfigurazione ideale <strong>di</strong> Piazza<br />

del Duomo e la silhoutte dei principali e<strong>di</strong>fici citta<strong>di</strong>ni. Non sono molte<br />

le vedute antiche <strong>di</strong> città italiane, e <strong>di</strong> questa qualità. Anche l’elaborazione<br />

del mito agiografico del Sacro Cingolo, attorno al quale <strong>Prato</strong> costruisce<br />

la sua identità civica, culturale e religiosa e la riven<strong>di</strong>cazione autonomistica<br />

da Pistoia, è contrappuntata da una serie <strong>di</strong> immagini simboliche<br />

e rituali molto intense.<br />

Quanto all’aral<strong>di</strong>ca, <strong>Prato</strong> conserva ed ostenta dall’età comunale matura,<br />

un’imponente documentazione. Il gioiello della serie è un’immagine<br />

celeberrima e sistematicamente sfruttata dalla grafica e<strong>di</strong>toriale e dall’illustrazione<br />

pubblicitaria (recentemente la si vede persino sulla copertina<br />

<strong>di</strong> un best seller come Baudolino <strong>di</strong> Umberto Eco). Si tratta del famoso<br />

cavaliere, il miles pratensis, miniato nei Regia Carmina <strong>di</strong> Convenevole, offerti,<br />

si suppone, dal comune a Roberto d’Angiò. L’idea e l’apparato decorativo<br />

<strong>di</strong> questo fantastico libro-oggetto depongono per una forte percezione<br />

dell’identità civica, depositata in un denso grumo <strong>di</strong> simboli.<br />

Sullo stemma pratese − un pezzo da manuale, per come si forma in<br />

base alla logica semantica e alla sensibilità dell’aral<strong>di</strong>ca più antica − esiste<br />

ormai una bibliografia estesa. 1 La sintesi più aggiornata e convincente è<br />

quella <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Cerretelli, 2 che ha utilizzato una documentazione d’ar-<br />

1 Cfr. l’Appen<strong>di</strong>ce, qui <strong>di</strong> seguito.<br />

2 C. Cerretelli, Sui pittori <strong>di</strong> stemmi e scu<strong>di</strong>ccioli,inLeoni vermigli e can<strong>di</strong><strong>di</strong> liocorni,«Quaderni<br />

del Museo civico», <strong>Prato</strong>, a cura <strong>di</strong> A. Pasquini, 1992, pp. 99-148.

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