Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato
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«Machiavelli il rivoluzionario» <strong>di</strong> Ugo Dotti 23<br />
blemi che questo «opusculo» ha posto e pone ancora 7 , sarà opportuno<br />
passare ai Discorsi.<br />
Mi ha fatto assai piacere trovare Dotti d’accordo con me nello stabilire<br />
un parallelo fra i Discorsi e gli Essais <strong>di</strong> Montaigne. Un parallelo formale,<br />
naturalmente, ossia valido per il modo <strong>di</strong> procedere nell’indagine<br />
del mondo in cui vivono quei due gran<strong>di</strong> spiriti del Cinquecento. Avevo<br />
ricordato la categoria della «molteplicità», illustrata da Calvino nelle Lezioni<br />
americane, perché misembra ben rappresentata da Machiavelli nell’affrontare<br />
«la cognizione delle antique e moderne cose»; trovavo un antecedente<br />
a questa espressione del suo pensiero nella Miscellanea <strong>di</strong> Poliziano,<br />
che − secondo Dionisotti − ha imposto alla cultura italiana del tardo<br />
Quattrocento un metodo nuovo d’interpretazione dei testi letterari,<br />
come pure negli Adagia <strong>di</strong> Erasmo. Queste nuove forme espressive, che<br />
hanno una manifestazione matura nei Discorsi e negli Essais, sono in qualche<br />
modo sperimentate per sviluppare la riflessione sui nuovi aspetti <strong>di</strong><br />
un mondo in trasformazione in tutti i campi, quando il sapere non può<br />
più ricorrere alle forme concluse e sistematiche del pensiero tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Dotti affronta subito l’analisi dei Discorsi mostrando l’importanza assunta<br />
dall’organizzazione legislativa, la necessità <strong>di</strong>unequilibrio <strong>di</strong> poteri<br />
per «fare in modo che i sempre inevitabili contrasti sociali vengano il più<br />
possibile prevenuti o arginati» (p. 317). Roma, come sappiamo, è l’esempio<br />
principe: ma la Roma <strong>di</strong> Machiavelli è quella che una tra<strong>di</strong>zione illustre,<br />
dai classici fino agli umanisti del Quattrocento, ha definito «tumultuaria».<br />
Nei Discorsi si rompe con quel giu<strong>di</strong>zio e ad<strong>di</strong>rittura si in<strong>di</strong>ca in<br />
quei tumulti la «prima causa del tenere libera Roma»: le lotte fra patrizi e<br />
plebei furono appunto il terreno su cui si sviluppò quella contrad<strong>di</strong>ttoria<br />
<strong>di</strong>alettica della prassi sociale, che articolò ilpotere repubblicano con nuovi<br />
istituti vitali. Allo Stato fiorentino Machiavelli aveva mosso, fino dai<br />
tempi della sua attività inCancelleria, un’aspra critica, trovandolo sprovveduto<br />
dei due principî fondamentali <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>namento.<br />
Ognuno sa che chi <strong>di</strong>ce imperio, regno, principato, repubblica, chi <strong>di</strong>ce uomini<br />
che comandono, cominciandosi dal primo grado et descendendo infino al<br />
padrone d’uno brigantino, <strong>di</strong>ce iustitia et armi 8 .<br />
7 Per le <strong>di</strong>scussioni e le polemiche suscitate dal Principe sarebbe stato utile rinviare all’opera<br />
<strong>di</strong> G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Roma-Bari 1995.<br />
8 N. Machiavelli, La cagione dell’Or<strong>di</strong>nanza, inId., Opere I, a cura <strong>di</strong> C. Vivanti, Torino<br />
1997, p. 26.