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Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato

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traduce imme<strong>di</strong>atamente nella condanna dell’immobilismo politico italiano»<br />

(p. 321).<br />

Di recente, in una bella intervista, Paolo Pro<strong>di</strong> ha osservato:<br />

La trasformazione del citta<strong>di</strong>no in sud<strong>di</strong>to è legata anche alla privazione della<br />

memoria storica, perché ègrazie alla concezione <strong>di</strong>namica della realtà, della politica<br />

e della storia che la democrazia ha potuto affermarsi in Occidente: fino al<br />

Rinascimento le forme politiche erano statiche, il Regno, la Repubblica..., forme<br />

perenni. La politica moderna, invece, è fondata proprio sul principio che la<br />

politica si può cambiare 9 .<br />

Machiavelli, che vuole trasformare il sud<strong>di</strong>to in citta<strong>di</strong>no e si propone<br />

<strong>di</strong> cambiare a fondo la politica italiana, fonda il suo ragionamento sulla<br />

storia. E Dotti scrive:<br />

La libertà, come conquista della lotta storica dell’uomo e, dall’altra parte, la<br />

lotta per la libertà come spinta concreta per la grandezza dello Stato, sono i due<br />

concetti che, fuori da ogni inten<strong>di</strong>mento retorico ma immersi nel vivo della riflessione<br />

della storia romana, giganteggiano nei primi capitoli dei Discorsi enecostituiscono<br />

il motivo ispiratore unitario (pp. 321-22).<br />

Procedendo nella lettura, concordo con Dotti sull’opportunità <strong>di</strong><br />

sottolineare che gli anni dal 1516 al compimento del secondo decennio<br />

del secolo non vedono solo la redazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> riflessione politica<br />

come i Discorsi e L’arte della guerra, maanche la composizione <strong>di</strong> scritti<br />

d’altro genere: L’Asino, La Mandragola, laFavola <strong>di</strong> Belfagor. Machiavelli<br />

riversa l’amarezza per il suo esilio in patria in composizioni che hanno<br />

l’effetto catartico <strong>di</strong> sollevarlo nel mondo poetico della comme<strong>di</strong>a. A<br />

Vettori aveva già detto una volta, con i versi <strong>di</strong> Petrarca:<br />

Però sealcuna volta io rido o canto,<br />

follo perché ionon ho se non questa una<br />

via da sfogare il mio acerbo pianto.<br />

Einun’altra ben nota lettera a Vettori aveva osservato:<br />

Chi vedesse le nostre lettere... e vedesse le <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>quelle, si maraviglierebbe<br />

assai, perché gli parrebbe ora che noi fussimo uomini gravi, tutti vòlti a co-<br />

9 «L’Unità», 17ottobre 2003.<br />

«Machiavelli il rivoluzionario» <strong>di</strong> Ugo Dotti 25

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