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Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato

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26 Corrado Vivanti<br />

se gran<strong>di</strong>... Però <strong>di</strong>poi, voltando carta, gli parrebbe quelli noi medesimi essere<br />

leggieri, incostanti, lascivi, vòlti a cose vane 10 .<br />

«Era certo nell’indole <strong>di</strong> Machiavelli − osserva Dotti − non <strong>di</strong>co passare<br />

da un genere all’altro, ma provarsi, se non in tutti, in parecchi generi<br />

letterari» (p. 331). E ne era capace quasi sempre (il limitativo è dovuto alla<br />

scarsa riuscita delle sue rime), proprio perché lasua indole era così ricca e<br />

aperta alla varietà dell’esistenza e sapeva coglierne i <strong>di</strong>versi aspetti, drammatici<br />

o comici che fossero. Proprio per questo, chi stu<strong>di</strong>a questo autore,<br />

non può non provare, oltre a grande ammirazione, una forma <strong>di</strong> affetto,<br />

perché sente che non ha a che fare soltanto con un pensatore <strong>di</strong> genio, ma<br />

con un uomo capace <strong>di</strong> vivere accanto ai suoi simili e <strong>di</strong> trattare alla pari<br />

con loro, fossero i gran<strong>di</strong> della terra o la brigata dell’osteria nei pressi <strong>di</strong><br />

San Casciano; anzi invi<strong>di</strong>a il mugnaio, il beccaio, i due fornaciai e l’oste<br />

con cui giocava a trictrac, e gli piacerebbe potere unirsi a loro.<br />

Proprio perché giu<strong>di</strong>co essenziale nella sua personalità anche lo spirito<br />

giocoso con cui rallegrava gli amici della Cancelleria, come pure −<br />

stando a Bandello 11 − un Giovanni dalle Bande Nere, mi confesso insofferente<br />

delle letture che vorrebbero scavare più afondo nella Mandragola<br />

per trovare meno frivoli significati, mentre Machiavelli stesso <strong>di</strong>chiara:<br />

Esequesta materia non è degna,<br />

per esser pur leggieri,<br />

d’un uom che voglia parer saggio e grave,<br />

scusatelo con questo, che s’ingegna<br />

con questi van pensieri<br />

fare el suo tristo tempo più suave.<br />

Così misembrano vacue le elucubrazioni per scoprire chissà quali<br />

sensi ascosi nella Comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Callimaco e Lucrezia, enon riesco ad appassionarmi<br />

allo svelamento <strong>di</strong> personificazioni allegoriche in quei personaggi,<br />

che rappresenterebbero nientemeno che il principe liberatore e<br />

l’Italia, e via... «a fare a’ sassi pe’ forni», <strong>di</strong>rebbe Siro. Arrivo a <strong>di</strong>re che<br />

non provo l’ammirazione <strong>di</strong> Dotti (p. 335) per la famosa domanda <strong>di</strong><br />

Croce: «E se poi la Mandragola avesse della trage<strong>di</strong>a?» 12 Trovo curioso che<br />

proprio chi ha criticato la <strong>di</strong>stinzione della letteratura in generi letterari,<br />

10 Lettere a Vettori del 16 aprile 1513 e del 31 gennaio 1515, in N. Machiavelli, Opere<br />

cit., II, pp. 242 e 349.<br />

11 M. Bandello, Tutte le Opere, acura <strong>di</strong> F. Flora, Milano 1941, vol. I, pp. 464-65.<br />

12 B. Croce, Poesia popolare e poesia d’arte, Bari 1946 2 , pp. 247-48.

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