Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato
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68 Alessandro Savorelli<br />
chivio <strong>di</strong> prima mano, facendo chiarezza su molti punti controversi; a<br />
questo lavoro, chi scrive ha aggiunto qualche glossa e ipotesi interpretativa.<br />
3<br />
L’immagine del vigoroso cavallino gualdrappato e del suo fiero cavaliere<br />
è così nota ai pratesi, che non vale la pena insistervi. Semmai è da<br />
<strong>di</strong>re che essa presenta ancora alcune zone d’ombra per lo storico. In passato<br />
si ritenne che avesse costituito l’antico stemma della città: ma questa<br />
supposizione, in base ai documenti forniti dal Cerretelli, è svanita del tutto.<br />
Il cavaliere era semmai − ed è facile desumerlo da un esame comparativistico<br />
a livello europeo − una classica figura <strong>di</strong> sigillo equestre, molto <strong>di</strong>ffusa<br />
(per esempio nella vicina e rivale Pistoia), e residuo <strong>di</strong> una fase aristocratica<br />
del comune: non è uncaso che essa comparisse originariamente<br />
sul sigillo, non del comune, ma della Parte Guelfa. Sigillo e stemma sono<br />
ovunque in Europa concetti <strong>di</strong>stinti che obbe<strong>di</strong>scono a logiche figurative<br />
<strong>di</strong>stinte. Come tale, il miles non è propriamente lo stemma citta<strong>di</strong>no: egli<br />
reca anzi, su pennone, scudo e gualdrappa, l’originario e inconfon<strong>di</strong>bile<br />
vessillo o stemma civico, il seminato <strong>di</strong> gigli, che gli è anteriore, logicamente<br />
e cronologicamente. Quantunque non si sappia bene a che epoca<br />
risalga, se all’origine del comune (fine s. XII) o dopo la metà del s. XIII<br />
(le prime attestazioni documentarie e iconografiche sono solo della fine<br />
del XIII s.), lo stemma gigliato è l’autentica insegna della città. 4 Alla figura<br />
originaria si è poi aggiunto (a fasi alterne, fino al definitivo assetto<br />
moderno) il segno tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>tanza alla parte Guelfa e agli Angiò:<br />
ossia il capo d’Angiò,lastriscia gigliata azzurra che compare nella parte<br />
superiore e che deriva dallo stemma dei Re <strong>di</strong> Napoli. Anche su questa<br />
aggiunta la bibliografia più vecchia equivocava, ora ritenendola una concessione<br />
<strong>di</strong>retta del re angioino (il che non avviene mai, né a<strong>Prato</strong> né altrove:<br />
si deve ritenere un’assunzione spontanea), ora un’aggiunta posteriore<br />
all’annessione a Firenze. Tesi entrambe erronee.<br />
Il miles, dunque non è, inorigine, uno stemma in senso proprio. E<br />
tuttavia non tutto è ancora chiaro, poiché anch’esso è <strong>di</strong>venuto un’immagine<br />
aral<strong>di</strong>ca, come attestano non solo la miniatura dei Regia carmina,<br />
ma anche una lastra marmorea che si trova all’interno Palazzo Pretorio (<strong>di</strong><br />
età eprovenienza molto incerta), e, soprattutto, due documenti icono-<br />
3 A. Savorelli, «Aurea pars... flammea pars». I «Regia carmina» <strong>di</strong> Convenevole e qualche nuova<br />
congettura sull’origine dello stemma <strong>di</strong> <strong>Prato</strong>, «Archivio storico pratese», LXIX, 1993, pp. 119-161.<br />
4 Il gigliato è naturalmente, ed enfaticamente, “parlante” per “prato”: un’invenzione grafica<br />
molto astratta, tipica dello stile aral<strong>di</strong>co delle origini, che allude contemporaneamente al culto<br />
mariano e − nella forma e nei colori − alla suggestione dell’insegna <strong>di</strong>nastica francese. Ho esposto<br />
per parte mia alcune ipotesi a riguardo nell’articolo cit. nella nota precedente.