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Bollettino Roncioniano - PO-Net Rete Civica di Prato

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22 Corrado Vivanti<br />

nale del Principe ai capitoli che precedono e, svolto il suo ragionamento,<br />

adduce a supporto una noterella <strong>di</strong> Gramsci (pp. 283-85).<br />

Per ritornare alle biografie <strong>di</strong> Ridolfi e <strong>di</strong> Dotti, è forse ingeneroso<br />

mettere a confronto le poche pagine riservate al Principe eaiDiscorsi dallo<br />

stu<strong>di</strong>oso fiorentino con i due nutriti capitoli de<strong>di</strong>cati a quelle opere da<br />

Dotti. Ma bisogna pur notare come nel primo il piacevole andamento <strong>di</strong>scorsivo<br />

e quasi familiare rimanga piuttosto estrinseco ai problemi <strong>di</strong> fondo,<br />

mentre Dotti s’impegna in una critica precisa e articolata, addentrandosi<br />

con competenza e acutezza nelle questioni fondamentali, dopo avere<br />

mostrato, attraverso le esperienze compiute dal segretario fiorentino, il<br />

maturare della sua riflessione a contatto <strong>di</strong>retto con i maggiori problemi<br />

politici e con alcuni dei gran<strong>di</strong> personaggi del suo tempo. Merita perciò<br />

notare ciò che Dotti definisce «il concreto riferimento alla contrad<strong>di</strong>ttoria<br />

<strong>di</strong>alettica della prassi sociale degli uomini» (p. 272), ossia quando Machiavelli,<br />

muovendo dalla realtà effettuale, illumina i lati oscuri dell’azione<br />

del principe e la necessità che lo muove: «Res dura et regni novitas me<br />

cogunt moliri», ripete con le parole <strong>di</strong> Didone. E lucide considerazioni<br />

svolge Dotti illustrando «il ribaltamento della concezione tra<strong>di</strong>zionale<br />

dell’etica»:<br />

Virtù evizio vengono posti in <strong>di</strong>scussione persino − si <strong>di</strong>rebbe − nei loro valori<br />

semantici: ‘qualche cosa che parrà virtù’, ‘qualcuna altra che parrà vizio’.<br />

Procedendo risoluto per la sua strada, Machiavelli viene gettando le basi <strong>di</strong> una<br />

scienza sociale che stu<strong>di</strong>a l’in-sé oggettivo dei fenomeni sociali, le loro leggi e le<br />

loro verità nella loro esclusiva immanenza. Proprio come avviene per le scienze<br />

naturali nel loro stu<strong>di</strong>o degli oggetti, ogni ricorso alla trascendenza è decisamente<br />

respinto, e ciò che Machiavelli si pone davanti agli occhi per leggerli come in un<br />

libro aperto − gli affetti eicomportamenti dell’uomo, la sua natura − sono tutti<br />

elementi che fanno parte <strong>di</strong> questa realtà, questa storica e, per così <strong>di</strong>re, tutta umana<br />

e materiale. È stato detto che il ‘riflesso religioso’ del mondo reale può scomparire<br />

solo a patto che i rapporti della vita pratica quoti<strong>di</strong>ana presentino agli uomini,<br />

giorno per giorno, relazioni chiaramente razionali sia fra <strong>di</strong> loro, sia fra <strong>di</strong><br />

loro e la natura. Ebbene, con la sua sconsacrazione etica della realtà mondana,<br />

Machiavelli, ne fosse o no cosciente, si pone agli inizi <strong>di</strong> questo nuovo modo <strong>di</strong><br />

pensare nell’ambito del pensiero moderno (p. 273).<br />

È un brano <strong>di</strong> grande luci<strong>di</strong>tà, che delinea come il pensiero <strong>di</strong> Machiavelli<br />

arrivi a elaborare la politica come scienza in una prospettiva che<br />

anticipa i para<strong>di</strong>gmi della “rivoluzione scientifica”. Senza soffermarci ulteriormente<br />

sulle pagine che analizzano il Principe, eaffrontare i vari pro-

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