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Relazione illustrativa - Programmazione Unitaria Regione Campania

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difendere le risorse paesistiche ed ambientali quali obiettivi primari della propria politica<br />

territoriale, esercita la salvaguardia e promuove la valorizzazione dei beni paesistici.<br />

ambientali e culturali”, attraverso, fra l’altro (art.2, b) “la formazione dei piani territoriali<br />

di cui al comma 2 della legge 8 giugno 1990 n.142 e loro eventuali articolazioni, con<br />

specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali”. Sebbene la citata legge<br />

regionale si limiti, poi, a disciplinare i contenuti e le procedure del Piano Urbanistico<br />

Territoriale regionale, e non abbia proceduto a definire quelli dei Piani Provinciali,<br />

mettendone in forse l’efficacia giuridica (cfr. Documento Preliminare al Piano Territoriale<br />

di Coordinamento, 1997: p.199), non sembra dubbia la prospettiva di una vasta<br />

sovrapposizione di contenuti tra questi ultimi ed il Piano del Parco, con la conseguente<br />

necessità di una previa concertazione.<br />

Più circoscritta, ma non meno stringente, la necessità di un’intesa istituzionale di copianificazione<br />

con le Autorità di Bacino (del fiume Sele, interregionale, e dei corsi d’acqua<br />

in sinistra Sele, regionale), impegnate nella pianificazione di bacino, al fine di assicurare, a<br />

norma della L.183/1989, la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la<br />

gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. Tale<br />

intesa esplicitamente richiesta dal Ministro dell’Ambiente con una recente circolare,<br />

sembra inevitabile anche per consentire la “leale collaborazione” tra tali istituzioni e l’Ente<br />

Parco, tenendo conto da un lato del necessario adeguamento ai piani di bacino di ogni altro<br />

piano (esclusi i piani dei parchi: art.17 L.183/1989) e dall’altro del potere “sostitutivo”<br />

attribuito al Piano del Parco dall’art.12 L.394/1991 nei confronti di ogni altro piano.<br />

Forme diverse deve necessariamente assumere il processo di co-pianificazione nei<br />

confronti delle Comunità Montane e dei Comuni. Il citato potere “sostitutivo” nei confronti<br />

dei piani locali (in particolare i PRGC), anche a prescindere dai dubbi di incostituzionalità<br />

già da tempo sollevati, merita infatti di essere meglio precisato, alla luce del principio di<br />

sussidiarietà, quando, come tipicamente avviene nel caso del Cilento, le competenze<br />

urbanistiche si intrecciano inestricabilmente con quelle ambientali a causa della notevole<br />

incidenza degli insediamenti urbanistici all’interno del Parco e della rilevanza dei problemi<br />

di bordo, a cavallo del confine del Parco. E’ chiaro infatti che una divisione manichea delle<br />

competenze (all’interno tutto e solo al Parco, all’esterno tutto e solo ai Comuni) non<br />

consentirebbe alcuna risposta efficace ai problemi reali. In particolare, essa svuoterebbe di<br />

significato ogni tentativo di razionale ridefinizione dei confini del Parco, nel senso sopra<br />

indicato, e di consensuale definizione delle aree contigue. Di qui la necessità, non soltanto<br />

di riservare ai Comuni un ampio spazio di autonoma determinazione (il Piano del Parco<br />

come piano principalmente di indirizzi, che spetta ai Comuni specificare nei propri piani),<br />

ma anche e soprattutto di una cooperazione che assicuri ai Comuni una efficace<br />

partecipazione al processo di formazione del Piano del Parco.<br />

Particolare interesse potrà assumere, in questo contesto, l’estensione e la ulteriore<br />

qualificazione dell’esperienza dei Presidi Territoriali, già sperimentata nel campo della<br />

protezione civile. L’individuazione di un certo numero di sedi istituzionali a livello<br />

intercomunale, riferite ad ambiti in cui si condividano problematiche non soltanto di difesa<br />

del suolo e prevenzione dei rischi, ma anche di controllo dei processi ambientali in senso<br />

lato, di valorizzazione delle risorse e del patrimonio paesistico, potrebbe rispondere<br />

congiuntamente alle esigenze di gestione ed iniziative dal basso e a quelle dell’efficienza<br />

ed efficacia delle azioni di tutela e valorizzazione, spesso ostacolate o impedite dalla<br />

eccessiva frammentazione dei poteri e delle competenze locali.<br />

La co-pianificazione tra i soggetti istituzionali si inquadra, com’è noto, nel tema più<br />

generale della cooperazione nella gestione delle risorse e nel governo del territorio: tema<br />

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