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Relazione illustrativa - Programmazione Unitaria Regione Campania

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del confronto tra i censimenti 1990 e 1982. La olivicoltura e la viticoltura continueranno a<br />

giocare un ruolo essenziale nella formazione del paesaggio agricolo cilentano<br />

caratterizzato percettivamente dalle antiche pratiche agronomiche ad esse collegate di<br />

coltivazione e di sistemazione idraulico-agraria.<br />

Oltre che dalle dinamiche rilevate dai censimenti una conferma arriva anche dai più recenti<br />

dati AIMA (campagna ’98). In queste più che in altre aree potrà essere sperimentata la<br />

politica dello “sviluppo sostenibile” in agricoltura, aiutando le imprese agricole ad<br />

incamminarsi sulla strada della qualità assoluta del prodotto (vino e olio), incentivando i<br />

sistemi di agricoltura eco-compatibile, l’ottenimento diffuso dei marchi DOC e DOP, la<br />

migliore commercializzazione del prodotto. Già analizzando i dati ISTAT ’90 appare<br />

chiaro il ruolo che esse giocano nello scenario agricolo cilentano. Non è un caso se, al di là<br />

delle oramai prossime certificazioni IGP per il fico bianco del Cilento, il carciofo di<br />

Paestum ed il marrone di Roccadaspide, le produzioni viticole ed olivicole cilentane siano<br />

le uniche a potersi fregiare di un marchio DOC e DOP (rispettivamente “Cilento”, “Castel<br />

S.Lorenzo” e “Colline Salernitane” , “Cilento”). Emblematica la vicenda della cantina<br />

sociale “val Calore” di Castel San Lorenzo, nata nel 1960. E’ proprio grazie alla sua<br />

attività se, nel 1992 veniva riconosciuto uno specifico marchio DOC alla produzione della<br />

cantina. Attualmente essa è composta da circa 1300 soci, con una media di 0,6-0,7 ettari di<br />

vigneto procapite: una grande realtà imprenditoriale che oggi, al di là delle oramai<br />

collaudate produzioni di vino DOC (barbera e sangiovese), desidera imboccare<br />

decisamente la strada del recupero della tradizioni viticola locale, attraverso la riscoperta<br />

dei classici vitigni locali. Da poco la cooperativa ha avviato anche una linea di produzione<br />

di olio extra-vergine di oliva. Un altro esempio è dato dalla cooperativa agricola “Nuovo<br />

Cilento” di S.Mauro Cilento. Essa è composta da 180 soci che coltivano circa 1300 ettari<br />

di oliveto. Fin dalla sua nascita essa ha curato con particolare cura il ciclo di produzione e<br />

di trasformazione, divenendo così il più grande produttore italiano di olio biologico.<br />

Lo studio di dettaglio condotto in sede di analisi per il Piano ha consentito di far emergere<br />

la quota di territorio particolarmente vocato alla coltivazione dell'olivo e della vite,<br />

verificando le situazioni di potenzialità non più (o mai) messe a frutto o viceversa gli<br />

ambiti in cui le coltivazioni in atto non sono particolarmente adatte.<br />

Un secondo fondamentale riconoscimento del sistema agricolo Cilentano è stato operato<br />

per le aree a coltivazione promiscua dei “piccoli campi”: esse rappresentano un paesaggio<br />

agrario caratterizzante il territorio del Parco, spesso nelle vicinanze dei centri abitati, o<br />

nelle aree dove c’è disponibilità d’acqua. La sua genesi ci riporta alla struttura del nucleo<br />

familiare cilentano, dove la produzione agricola veniva per lo più finalizzata<br />

all’autoconsumo. In questo tipo di organizzazione era quindi importante che la proprietà,<br />

ancorché piccola, fosse comunque suddivisa in parcelle ancora minori (anche dislocate in<br />

luoghi diversi) destinandole alla produzione dell’olio, del vino, degli ortaggi, dei cereali, di<br />

alcune colture arboree frugali (varietà di melo e pero, il fico) e del fieno (in consociazione<br />

semmai al vigneto, nelle aree del frutteto misto, o negli spazi di risulta) utile al<br />

sostentamento di quei pochi capi animali allevati (conigli, pecore, maiali, polli).<br />

I caratteri distintivi di tale paesaggio sono:<br />

- presenza quasi costante del vigneto (spesso come bordo tra differenti tipi di coltivazione);<br />

- l’organizzazione degli spazi in modo da ottimizzare la eventuale risorsa “acqua”;<br />

- la dimensione del campo commisurata alle “forze” familiari disponibili;<br />

- la delimitazione di questi fondi con muretti a secco e siepi miste;<br />

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