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Relazione illustrativa - Programmazione Unitaria Regione Campania

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continua espansione (colonizzazione di pascoli e di ex coltivi), o da fustaie mature miste a<br />

faggio e cerro, in cui gli ontani serviti in passato per l’approvvigionamento del seme. Il<br />

regime selvicolturale di questa formazione è in genere indefinito e i soprassuoli o non sono<br />

affatto utilizzati o sono soggetti a prelievi episodici ed irregolari.<br />

Bosco misto - I boschi misti di latifoglie mesofile costituiscono le formazioni forestali più<br />

diffuse nel territorio del parco e la loro proprietà è sia pubblica che privata. Si tratta di<br />

formazioni forestali molto comuni, la cui presenza aumenta però man mano che si va dalla<br />

costa verso l’interno, interessando soprattutto la fascia di vegetazione submediterranea e<br />

submontana. Si tratta spesso di boschi di transizione tra le diverse tipologie forestali, in cui<br />

sono presenti contemporaneamente molte specie arboree ed arbustive. La biodiversità<br />

offerta da queste fitocenosi è molto importante per la fauna selvatica, mettendo in secondo<br />

piano gli aspetti puramente selvicolturali. La destinazione funzionale è estremamente varia,<br />

per cui i boschi misti possono essere ascritti alla protezione idrogeologica, alla produzione<br />

legnosa che ai popolamenti arborei pascolati. Le specie forestali maggiormente presenti in<br />

queste formazioni sono i carpini (bianco e nero), la carpinella, l’orniello, gli aceri<br />

(campestre, trilobo e napoletano), le querce caducifoglie (roverella, cerro e farnetto),<br />

l’ontano napoletano, l’olmo campestre ed altre, il cui tipo e grado di mescolanza<br />

dipendono sia dalle condizioni stazionali che dall’intensità della pressione antropica.<br />

Bosco misto con roverella - Si tratta di boschi sempre di proprietà privata. A seconda delle<br />

condizioni stazionali, la roverella si trova consociata maggiormente all’orniello o al cerro,<br />

con un piano inferiore costituito da carpino nero, carpinella, specie spinose e sporadici<br />

aceri campestri. Nelle stazioni più fertili l’associazione roverella – cerro è governata<br />

prevalentemente a ceduo, con turni di 30-35 anni e una matricinatura di 80-90 soggetti per<br />

ettaro, egualmente suddivisa tra le due specie, ed appartenente in egual misura a alla prima<br />

e seconda classe di età (questa scelta è dovuta probabilmente al fine di ottenere materiale<br />

di maggior dimensione e di evitare contemporaneamente l’invasione dei carpini e dei<br />

pruni). Nelle situazioni in cui la roverella è di origine gamica (un tempo fustaie per la<br />

produzione di ghianda destinate al pascolo suino) è attualmente presente un sottobosco<br />

folto e variegato, costituito dalle specie innanzi dette, il cui sviluppo è stato favorito molto<br />

probabilmente dal sovraccarico di bestiame nei decenni passati, e che rappresentano un<br />

serio pericolo per lo sviluppo degli incendi.<br />

Boschi misti di conifere e latifoglie autoctone - Sono boschi generalmente di proprietà<br />

comunale. Si tratta di rimboschimenti effettuati nel primo dopoguerra, impiegando<br />

soprattutto pino d’aleppo e pino marittimo, che sono stati colonizzati da latifoglie<br />

autoctone. Le specie endemiche più frequenti sono l’ontano napoletano, l’acero napoletano<br />

e l’orniello. L’invasione di queste latifoglie è stata favorita dalle condizioni stazionali, ma<br />

soprattutto dal fatto che dopo il rimboschimento sono state effettuate pochissime<br />

operazioni colturali, e le latifoglie si sono insediate spontaneamente tra le conifere.<br />

Cespuglieti ed aree forestali in evoluzione - Sono formazioni vegetali di proprietà sia<br />

privata che comunale. Interessati da questa fitocenosi sono soprattutto i pascoli e coltivi<br />

abbandonati ed in minima parte le scarpate stradali. Le specie vegetali che vi partecipano<br />

sono generalmente quelle pioniere che vengono gradualmente sostituite dalle quelle che si<br />

trovano nel loro optimum vegetativo, comunque variano in base alle condizioni stazionali,<br />

alla fascia di vegetazione di appartenenza, e quindi, in base alla flora presente nella zona.<br />

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