Relazione illustrativa - Programmazione Unitaria Regione Campania
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Se da un lato questa fitocenosi è facile preda e veicolo per gli incendi, dall’altro<br />
contribuisce alla difesa idrogeologica e fornisce alimento alla fauna selvatica. A seconda<br />
delle situazioni queste fitocenosi sono rappresentate da: Rosa, rovi, biancospino e prugnolo<br />
nei terreni agricoli abbandonati; Ginepro comune, rovi e biancospino nei pascoli<br />
abbandonati; Felce aquilina nelle zone più fresche dei terreni agricoli e dei pascoli<br />
abbandonati; Cisti ed eriche nelle garighe percorse dal fuoco, Corbezzolo, eriche,<br />
rosmarino, ecc., nelle zone costiere degradate.<br />
Leccete - Le leccete interne sono per la maggior parte di proprietà comunale, mentre quelle<br />
presenti sulla costa sono sia private che pubbliche. Si tratta di fitocenosi a dominanza di<br />
leccio che si consocia con sporadiche piante di erica arborea, orniello, perastro. Il tipo di<br />
governo prevalente è quello a ceduo, non sono rare le situazioni in cui la fitocenosi alterna<br />
l’habitus dell’alto fusto con quello a ceduo. Le leccete di produzione in passato sono state<br />
utilizzate con turni di 10-16 anni (produzione di carbone cannello), mentre oggi si ha la<br />
tendenza ad allungare i turni fino ai 40 anni (produzione di legna da ardere). La<br />
matricinatura del ceduo interessa 150 piante per ettaro di cui 2/3 del primo turno e 1/3 del<br />
secondo turno. I problemi di gestione di questo tipo di formazione vegetale, sono dovuti<br />
soprattutto agli incendi (frequenti lungo la fascia costiera) ed al pascolo (ovino e caprino),<br />
non sono rari infatti giovani individui trasformati in cespugli con rami densi e fogliame<br />
acuminato. Le fitocenosi ubicate nelle stazioni più impervie (elevate pendenze,<br />
affioramenti rocciosi, macereti, ecc.) e contigue ai piccoli borghi cilentani assolvono<br />
prevalentemente una funzione protettiva, ed i soprassuoli sono lasciati all’evoluzione<br />
naturale.<br />
Bosco misto con leccio - È una formazione forestale principalmente di proprietà comunale,<br />
spesso afferente ai boschi di protezione (ciò è giustificato sia dall’ingente pericolo di<br />
dissesto idrogeologico , sia dal fatto che le utilizzazioni si rileverebbero antieconomiche),<br />
nei piani di assestamento. Si tratta di una fitocenosi costituita principalmente da leccio,<br />
orniello, carpini, ed in maniera sporadica da roverella e cerro. L’origine di questi boschi è<br />
difficile da definire, in quanto frequentemente fanno parte dello stesso soprassuolo piante<br />
ceduate e piante nate da seme, che conferiscono al bosco una struttura molto irregolare.<br />
Nei casi in cui queste formazioni vengono interessate da tagli colturali (sfolli e diradamenti<br />
selettivi), effettuati soprattutto in economia dalle Comunità Montane, il materiale legnoso<br />
(principalmente legna da ardere) viene venduto agli abitanti del posto.<br />
Bosco ripariale - Questa fitocenosi è soprattutto di proprietà comunale. Le comunità<br />
vegetali, si dispongono a fasce più o meno strette lungo i corsi d’acqua, e sono costituite<br />
principalmente da pioppi (bianco e nero), salici (bianco e da vimini), ontani (nero,<br />
napoletano e ibridi), carpino bianco e olmo campestre. Le utilizzazioni effettuate lungo i<br />
margini dei corsi d’acqua sono soprattutto tagli per pedali effettuati più o meno<br />
abusivamente. Questa tipologia forestale assolve per lo più funzioni protettive,<br />
paesaggistiche e naturalistiche in genere.<br />
Boschi di sclerofille - Si tratta di fitocenosi appartenenti in parte ai comuni ed in parte ai<br />
privati. Sono formazioni forestali frequentemente interessate dagli incendi (l’origine è<br />
quasi sempre dolosa o colposa) e che manifestano diversi stadi di degrado, esistono infatti,<br />
zone colpite dal fuoco recentemente e situazioni in cui la macchia è molto sviluppata e<br />
densa, in cui è ancora presente qualche esemplare di leccio che la sovrasta. I boschi e le<br />
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