Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente
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LINEE GUIDA PER LA RICOSTRUZIONE DI AREE UMIDE<br />
PER IL TRATTAMENTO DI ACQUE SUPERFICIALI<br />
L’insegnamento che è stato tratto da questa vicenda può essere così riassunto: pur di cominciare<br />
e di realizzare la prima area umida dimostrativa italiana e verificare che l’<strong>imp</strong>resa era possibile<br />
si è sacrificato molto, forse troppo, in termini di scelta del sito, di costi delle opere e di gestione.<br />
A distanza di 10 anni, forti di quella esperienza e dei risultati sopra esposti, suggeriamo<br />
di essere più intransigenti con i detrattori e gli avversari dell’idea. In fin dei conti i tempi sono<br />
cambiati e le opposizioni preconcette, allora ampiamente diffuse, si sono un poco ridotte.<br />
Ed infatti la seconda storia che riguarda il posizionamento di un’area umida di finissaggio ha<br />
un contenuto diverso. Dopo la prima opposizione in stile totalmente NIMBY, comunque molto<br />
più blanda della prec<strong>ed</strong>ente, quest’area umida ha trovato l’approvazione degli organi tecnici<br />
competenti e sembrava avviarsi verso la realizzazione su dei terreni incolti imm<strong>ed</strong>iatamente<br />
adiacenti al depuratore. Il prezzo dei terreni incolti sembrava ragionevole, per quanto può esserlo<br />
il prezzo di un terreno agricolo che quando è espropriato per fini di pubblica utilità lievita,<br />
per legge, al doppio, o finanche al triplo del proprio valore commerciale.<br />
Ma la speculazione immobiliare è sempre in agguato: nel tempo tecnico necessario per prendere<br />
le decisioni amministrative <strong>ed</strong> avviare le pratiche di esproprio, i terreni agricoli incolti che<br />
erano stati selezionati sono stati trasformati, con l’intervento di una ruspa e di pochi camion<br />
di ghiaia, in area adibita a parcheggio di mezzi industriali, mutando la destinazione d’uso e<br />
facendo salire il valore dei suoli a valori incompatibili con il progetto. Non c’è stato nulla da<br />
fare se non riprogettare l’area su suoli diversi e non proprio adiacenti al depuratore che però,<br />
questa volta, sono stati gelosamente tenuti segreti fino al momento degli espropri.<br />
La lezione in questo caso suona così: se esistono possibilità di far aumentare il prezzo del terreno<br />
queste verranno messe in atto puntualmente con ogni mezzo e quindi, per dare meno tempo<br />
alla speculazione, tenete più a lungo e più segreta possibile la vera localizzazione dell’area.<br />
A questo proposito un altro an<strong>ed</strong>doto riguarda il costo di una parte del terreno acquistato per<br />
realizzare un’altra area. Esso era infatti incolto <strong>ed</strong> era quasi <strong>imp</strong>ossibile produrre qualcosa<br />
per la presenza di una falda molto superficiale. Queste condizioni avevano convinto i proprietari<br />
a vendere l’appezzamento a buon prezzo anche se inferiore al prezzo di esproprio.<br />
Dopo qualche mese di trattative, però, l’intervento ‘provvidenziale’ di un s<strong>ed</strong>icente m<strong>ed</strong>iatore,<br />
ha convinto il proprietario che poteva aumentare il guadagno fino al valore di esproprio decurtato,<br />
ovviamente, dalla lauta provvigione per il ‘m<strong>ed</strong>iatore’, e così è successo.<br />
Morale della storia: se potete acquistare a prezzo di mercato fatelo e presto.<br />
Di tutt’altro segno invece la storia che si sta svolgendo per il posizionamento di un’altra area<br />
di finissaggio. In questo caso i proprietari, consci delle difficoltà di praticare l’agricoltura su<br />
suoli umidi, con giacitura depressa, infiltrazioni saline e con la liberalizzazione del prodotto<br />
che avanza e riduce i guadagni, si sono dichiarati interessati a c<strong>ed</strong>ere i terreni per la realizzazione<br />
di un’area umida, ovviamente a prezzo di esproprio, ovviamente molto più elevato<br />
del reale valore. L’autorevolezza dei lungimiranti proprietari ha fatto sì che questi terreni siano<br />
stati inseriti tra le possibili opzioni di localizzazione dell’area umida anche se essi sono ubicati<br />
in modo alquanto sconveniente rispetto ad aree alternative più idonee, economiche e di<br />
proprietà pubblica.<br />
Questa storia è il segno evidente che i tempi sono cambiati e che bisognerà guardarsi in seguito<br />
da altre insidie che non sono quelle della sindrome di NIMBY.<br />
Per poter offrire uno strumento tecnico che indichi al decisore pubblico le aree più vocate<br />
ad essere trasformate in zone <strong>umide</strong>, è stato messo a punto un proc<strong>ed</strong>imento che si avvale<br />
delle tecnologie GIS e di una matrice di valutazione in cui i pesi dei parametri che caratterizzano<br />
le aree possono essere <strong>imp</strong>osti a priori, ma soggettivamente (Palmeri and Bendoricchio,<br />
2000).<br />
Viste le esperienze prec<strong>ed</strong>enti, questo strumento non ha ovviamente la pretesa di indirizzare<br />
in modo tecnicamente corretto la scelta dell’area poiché i motivi per scegliere un’area invece