Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente
Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente
Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
78<br />
LINEE GUIDA PER LA RICOSTRUZIONE DI AREE UMIDE<br />
PER IL TRATTAMENTO DI ACQUE SUPERFICIALI<br />
4.3 Modelli di rimozione degli inquinanti<br />
La conoscenza delle relazioni che legano le quantità di inquinante in entrata all’area umida<br />
con quelle in uscita costituisce uno strumento <strong>imp</strong>ortante sia per la gestione dell’area stessa che<br />
per il dimensionamento di aree in fase di progettazione.<br />
Ad oggi gli strumenti utilizzati per il dimensionamento delle aree <strong>umide</strong> sono abbastanza definiti<br />
<strong>ed</strong> accettati ma presentano l’inconveniente di basarsi su valori di parametri che vengono<br />
considerati costanti solo per semplificarne l’applicazione. Non c’è infatti nessuna ragione che<br />
permetta di considerare a priori costanti i ratei di rimozione.<br />
Il profilo della concentrazione all’interno dell’area umida è tipicamente decrescente dall’ingresso<br />
verso l’uscita. Tale caratteristica viene sfruttata per descrivere, modellisticamente, l’area<br />
umida come un unico grande reattore chimico all’interno del quale l’inquinante subisce una<br />
trasformazione. I modelli, che derivano dall’applicazione di questo approccio, si ottengono<br />
accoppiando un modello idraulico semplificato (plug-flow) con un modello chimico di decadimento<br />
del primo ordine.<br />
Nel caso delle aree <strong>umide</strong>, l’assunzione di un moto tipo plug-flow è spesso non applicabile a<br />
causa della morfologia tipica di questi ambienti che, con zone a diversa profondità, con la sinuosità<br />
del fondale e con la presenza di vegetazione, induce la formazione di percorsi alternativi<br />
che l’acqua può percorrere con differenti velocità provocando un certo grado di rimescolamento.<br />
Per tenere conto del rimescolamento si ricorre ad esperienze sperimentali che utilizzano un<br />
tracciante inerte per stabilire il tipo di flusso che si instaura nell’area in oggetto. Il tracciante,<br />
nel nostro caso cloruro di litio, viene immesso in un’unica soluzione all’ingresso dell’area e viene<br />
misurato nel tempo come concentrazione nell’acqua in uscita. La forma del profilo di concentrazione<br />
del tracciante in uscita permette di ricavare informazioni sul grado di dispersione<br />
che la sostanza subisce durante il transito nell’area.<br />
Tre esperienze con tracciante sono state eseguite nei periodi delle analisi e con le portate in ingresso<br />
riassunte in tabella 4.2:<br />
Tab. 4.2 Portate m<strong>ed</strong>ie usate durante le esperienze con tracciante<br />
Periodo campagna Q m<strong>ed</strong>ia (l/s)<br />
Dicembre 1999 75<br />
Maggio 1999 25<br />
Maggio 2000 7<br />
Le esperienze di maggio 1999 e maggio 2000 hanno incontrato dei problemi che hanno provocato<br />
la raccolta incompleta delle concentrazioni di tracciante all’uscita. Tuttavia tale inconveniente<br />
è stato recuperato con la ricostruzione della parte dei dati mancanti.<br />
L’approccio modellistico seguito nella formulazione del modello di rimozione, definito in generale<br />
black-box, assume di concentrare in un unico parametro (k) il contributo di tutte le reazioni<br />
di trasformazione e di trasferimento che riguardano la sostanza in esame. Tale approccio,<br />
per quanto grossolano, è sovente l’unico perseguibile a causa della complessità delle trasformazioni<br />
e dei trasferimenti che hanno luogo e che risultano praticamente <strong>imp</strong>ossibili da<br />
misurare o stimare.