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Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente

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LINEE GUIDA PER LA RICOSTRUZIONE DI AREE UMIDE<br />

PER IL TRATTAMENTO DI ACQUE SUPERFICIALI<br />

4.3 Modelli di rimozione degli inquinanti<br />

La conoscenza delle relazioni che legano le quantità di inquinante in entrata all’area umida<br />

con quelle in uscita costituisce uno strumento <strong>imp</strong>ortante sia per la gestione dell’area stessa che<br />

per il dimensionamento di aree in fase di progettazione.<br />

Ad oggi gli strumenti utilizzati per il dimensionamento delle aree <strong>umide</strong> sono abbastanza definiti<br />

<strong>ed</strong> accettati ma presentano l’inconveniente di basarsi su valori di parametri che vengono<br />

considerati costanti solo per semplificarne l’applicazione. Non c’è infatti nessuna ragione che<br />

permetta di considerare a priori costanti i ratei di rimozione.<br />

Il profilo della concentrazione all’interno dell’area umida è tipicamente decrescente dall’ingresso<br />

verso l’uscita. Tale caratteristica viene sfruttata per descrivere, modellisticamente, l’area<br />

umida come un unico grande reattore chimico all’interno del quale l’inquinante subisce una<br />

trasformazione. I modelli, che derivano dall’applicazione di questo approccio, si ottengono<br />

accoppiando un modello idraulico semplificato (plug-flow) con un modello chimico di decadimento<br />

del primo ordine.<br />

Nel caso delle aree <strong>umide</strong>, l’assunzione di un moto tipo plug-flow è spesso non applicabile a<br />

causa della morfologia tipica di questi ambienti che, con zone a diversa profondità, con la sinuosità<br />

del fondale e con la presenza di vegetazione, induce la formazione di percorsi alternativi<br />

che l’acqua può percorrere con differenti velocità provocando un certo grado di rimescolamento.<br />

Per tenere conto del rimescolamento si ricorre ad esperienze sperimentali che utilizzano un<br />

tracciante inerte per stabilire il tipo di flusso che si instaura nell’area in oggetto. Il tracciante,<br />

nel nostro caso cloruro di litio, viene immesso in un’unica soluzione all’ingresso dell’area e viene<br />

misurato nel tempo come concentrazione nell’acqua in uscita. La forma del profilo di concentrazione<br />

del tracciante in uscita permette di ricavare informazioni sul grado di dispersione<br />

che la sostanza subisce durante il transito nell’area.<br />

Tre esperienze con tracciante sono state eseguite nei periodi delle analisi e con le portate in ingresso<br />

riassunte in tabella 4.2:<br />

Tab. 4.2 Portate m<strong>ed</strong>ie usate durante le esperienze con tracciante<br />

Periodo campagna Q m<strong>ed</strong>ia (l/s)<br />

Dicembre 1999 75<br />

Maggio 1999 25<br />

Maggio 2000 7<br />

Le esperienze di maggio 1999 e maggio 2000 hanno incontrato dei problemi che hanno provocato<br />

la raccolta incompleta delle concentrazioni di tracciante all’uscita. Tuttavia tale inconveniente<br />

è stato recuperato con la ricostruzione della parte dei dati mancanti.<br />

L’approccio modellistico seguito nella formulazione del modello di rimozione, definito in generale<br />

black-box, assume di concentrare in un unico parametro (k) il contributo di tutte le reazioni<br />

di trasformazione e di trasferimento che riguardano la sostanza in esame. Tale approccio,<br />

per quanto grossolano, è sovente l’unico perseguibile a causa della complessità delle trasformazioni<br />

e dei trasferimenti che hanno luogo e che risultano praticamente <strong>imp</strong>ossibili da<br />

misurare o stimare.

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